La metà degli operatori sanitari belgi condivide dati sensibili tramite canali non protetti (sondaggio)

La metà degli operatori sanitari belgi condivide dati sensibili tramite canali non protetti (sondaggio)
La metà degli operatori sanitari belgi condivide dati sensibili tramite canali non protetti (sondaggio)
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La metà degli operatori sanitari belgi utilizza raramente o non utilizza mai strumenti sicuri per scambiare dati sensibili sui propri pazienti. È quanto emerge da un comunicato stampa diffuso mercoledì da Doctolib Siilo, basato su un’indagine realizzata da iVOX. Più di un quarto degli operatori sanitari utilizza applicazioni come WhatsApp, sebbene non siano adatte alla gestione di informazioni mediche riservate.

Lo studio, condotto su 300 lavoratori del settore tra il 16 e il 24 luglio 2024, indica che il 56% dei caregiver utilizza la posta elettronica per comunicare sulle cartelle cliniche, il 49% preferisce le telefonate, il 30% opta per Microsoft Teams e il 26% utilizza WhatsApp . Queste pratiche riguardano spesso argomenti sensibili, in particolare l’amministrazione (56%), l’assistenza (46%), i farmaci (43%) o anche le cartelle cliniche (42%).

Secondo il comunicato stampa, solo il 60% degli operatori sanitari belgi dispone di uno strumento di comunicazione sicuro fornito dal proprio datore di lavoro. Le disparità regionali sono significative: 7 datori di lavoro fiamminghi su 10 li mettono a disposizione, rispetto a 5 su 10 in Vallonia e Bruxelles. Inoltre, tra i lavoratori dotati di questi strumenti sicuri, oltre il 40% afferma di non utilizzarli sempre. Quando si tratta di inviare dati personali, solo il 17% degli intervistati afferma di utilizzare esclusivamente canali sicuri.

Lo studio evidenzia inoltre che il 70% degli operatori sanitari a volte comunica con colleghi di altre organizzazioni senza disporre di strumenti sicuri per queste comunicazioni, aumentando così i rischi di condivisione non protetta di informazioni sensibili.

“Gli operatori sanitari desiderano comunicare e discutere il proprio lavoro con i colleghi in modo semplice ed efficace. Per fare questo si affidano spesso ad applicazioni conosciute come Microsoft Teams ed e-mail, ma anche regolarmente a WhatsApp. In realtà, stimiamo che un quarto dei lavoratori che affermano di utilizzare WhatsApp sia sottostimato”, afferma Arvind Rao, cofondatore di Doctolib Siilo, citato nel comunicato stampa.

“Tutti si rendono conto che le professioni sanitarie sono in difficoltà. La carenza di personale e l’invecchiamento della popolazione fanno sì che ci siano sempre più pazienti e residenti che devono essere gestiti da operatori sanitari. Sono quindi sempre alla ricerca della soluzione più semplice. Ma ciò non deve andare a discapito della privacy dei pazienti che, in definitiva, ripongono la loro completa fiducia nel sistema sanitario», conclude.

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