Il primo ministro rumeno, Marcel Ciolacu, è arrivato domenica 24 novembre alla testa del primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, secondo due exit poll che mettono i suoi rivali testa a testa.
Alla chiusura dei seggi elettorali, in prima serata, al capo del governo socialdemocratico è stato accreditato il 25% dei voti, davanti a Elena Lasconi (18%), sindaco di centrodestra di una cittadina. Da parte loro, i due candidati di estrema destra, il candidato filorusso Calin Georgescu e George Simion (Alleanza per l’unità dei romeni), non sono riusciti, secondo questi due sondaggi, a qualificarsi per il secondo turno raccogliendo solo il 16% e 15% ciascuno.
Ciolacu, europeista di 56 anni, ha ringraziato i suoi elettori per avergli concesso questo primo posto, un risultato “cristallino”mentre si attende il conteggio completo per sapere chi affronterà l'8 dicembre. MMe Anche Lasconi, ex giornalista di 52 anni diventato politico, ha invitato alla cautela. “I punteggi sono molto vicini, non è ancora il momento di festeggiare”ha detto.
Ruolo “vitale”.
Il signor Simion, che secondo alcuni sondaggi prima del primo turno era in corsa per il secondo turno, non ha ammesso la sconfitta. “Vedremo i risultati delle urne alle 23.” (22:00, ora di Parigi), ha dichiarato, peraltro già promettente “altre due battaglie”durante le elezioni legislative del 1È dicembre e una settimana dopo per il secondo turno delle elezioni presidenziali.
Dopo dieci anni al potere di Klaus Iohannis, fervente sostenitore di Kiev e instancabile sostenitore dei valori europei, queste elezioni comportano una posta in gioco pesante, anche se la carica di presidente è essenzialmente cerimoniale.
Leggi anche | Articolo riservato ai nostri abbonati La Romania vuole riportare in patria i suoi espatriati formati in settori all’avanguardia
Leggi più tardi
La Romania, che condivide un confine di 650 chilometri con l’Ucraina e confina con il Mar Nero, svolge un ruolo strategico «vitale»ricorda in uno studio del think tank New Strategy Center. Sia per la Nato, che ospita più di 5mila soldati, sia per il transito dei cereali ucraini.