In una delle più gravi perversioni della giustizia del 21°e secolo, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Questa decisione senza precedenti segna la prima volta che la Corte penale internazionale ha ordinato tali mandati contro i leader di una nazione democratica.
Questa decisione è vergognosa, moralmente scandalosa, giuridicamente sbagliata, di fatto assurda e pericolosa per la causa della giustizia e della pace negli affari internazionali.
Il governo del Canada ha dovuto respingerlo inequivocabilmente.
La Corte penale internazionale sta conducendo una campagna internazionale per applicare doppi standard all’unico stato ebraico al mondo – un paese che si difende da attacchi senza precedenti – e per demonizzarlo e delegittimarlo.
Attacco
Nell’emettere questi mandati, la Corte penale internazionale prende di mira un paese che è stato brutalmente attaccato il 7 ottobre 2023 – una nazione che ha subito la distruzione di famiglie, lo stupro di donne, l’esecuzione di bambini e il rapimento di civili ancora detenuti. ostaggio di Hamas, organizzazione considerata terroristica dalla legge canadese. Israele si trova ad affrontare un attacco sostenuto dall’Iran su sette fronti militari, a cui si aggiunge ora un attacco legale.
La Corte penale internazionale non ha tenuto conto della sua mancanza di giurisdizione sui cittadini israeliani ai sensi del proprio statuto, dei principi del diritto internazionale e degli accordi di Oslo.
Il CIJA, il Centro consultivo per le relazioni ebraico-israeliane, ha presentato alla CPI delle proposte di amicus curiae relativo al principio di complementarità, principio fondamentale della CPI. Questo principio richiede che intervenga solo quando uno Stato non ha la volontà o la capacità di svolgere indagini o azioni penali autentiche.
In quanto democrazia, Israele ha un sistema giudiziario robusto e indipendente che, se la Corte penale internazionale avesse rispettato il diritto internazionale, avrebbe impedito l’intervento della Corte penale internazionale.
Infatti, durante i recenti dibattiti sulle riforme giudiziarie in Israele, il Canada ha criticato gli sforzi volti a indebolire il sistema giudiziario israeliano. Per rimanere coerente, il governo canadese dovrebbe affermare che Israele dispone delle istituzioni legali necessarie per affrontare questi problemi. Deve dichiarare che la CPI non ha giurisdizione e respingere questa decisione.
Mandati
La Corte penale internazionale non ha valutato se perseguire i leader israeliani sia nell’interesse della giustizia. Ancora più tragico, il simultaneo perseguimento da parte della CPI di mandati contro leader di Hamas e funzionari israeliani ha compromesso i negoziati per il rilascio degli ostaggi di Gaza, uomini e donne di varie nazionalità, la cui sopravvivenza diventa ogni giorno più incerta.
La decisione della Corte penale internazionale, presa mentre Israele si difende da una guerra iniziata da Hamas, incoraggerà i gruppi terroristici e i regimi autoritari in tutto il mondo. Nella battaglia globale tra le democrazie liberali e le forze dei regimi autoritari, questa decisione indebolisce il campo democratico al quale il Canada afferma di appartenere.
Questo atto vergognoso provoca un danno irreparabile alla credibilità della Corte penale internazionale. Se il Canada la sostiene davvero, deve difendere l’integrità della Corte opponendosi ai suoi eccessi quando minacciano la giustizia e la pace.
Che uno sostenga o meno Netanyahu è irrilevante. Si tratta di un attacco politico ai leader di un alleato democratico che sta combattendo valorosamente per la propria sopravvivenza contro un’ondata di violenza islamica radicale.
Il Canada ha dovuto dichiarare inequivocabilmente che questa decisione della CPI è avventata e non valida e ha dovuto affermare che non approverà né eseguirà i mandati.
Accettare questi mandati significa essere complici della perversione di quello che avrebbe dovuto essere un prezioso strumento di giustizia.
Foto fornita da CIJA
Shimon Fogel
Presidente e amministratore delegato
Centro di consulenza per le relazioni ebraiche e israeliane (CIJA)