“Finirai sola come un cane”, si lascia scappare Caroline, la figlia di Gisèle e Dominique Pelicot.

“Finirai sola come un cane”, si lascia scappare Caroline, la figlia di Gisèle e Dominique Pelicot.
“Finirai sola come un cane”, si lascia scappare Caroline, la figlia di Gisèle e Dominique Pelicot.
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Mercoledì 20 novembre si aprirà una nuova fase del processo per stupro di Mazan. Prima delle richieste del pubblico ministero, è tempo delle memorie delle parti civili. Ma poco prima, le ultime domande degli avvocati erano state rivolte a Dominique Pelicot.

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Mea culpa finale di Dominique Pelicot, conclusioni di Gisèle Pelicot sulla “vigliaccheria” degli accusati, scandalo della figlia Caroline Darian… Il 48esimo giorno del processo per stupro di Mazan è stato cruciale. Si trattava di ascoltare ciascuna delle parti un'ultima volta in questo processo straordinario. Da questo mercoledì 20 novembre si apre un nuovo capitolo, quello delle memorie. Ma prima gli avvocati pongono alcune domande finali a Dominique Pelicot. Martedì non è stato possibile finalizzare le domande a causa della stanchezza.

Dominique Pelicot entrò nel molo con il suo bastone, con l'aria stanca e con gli stessi vestiti del giorno prima. Tra le domande che gli sono state poste, quella a Me Jalil-Henri Amr, che ha particolarmente infastidito gli avvocati di Gisèle Pelicot. “Se potessi scegliere una persona in questo mondo per sostenerti, per aiutarti a superare questa dura prova?” Dominique Pelicot parla poi di sua figlia, Caroline Darian. “Glielo dico dritto negli occhi.”

Quest’ultima ha risposto gridando dall’altra parte dell’aula, con la faccia rossa di rabbia, in piedi: “Lo dirai qui in questo cortile! Non ti vedrò mai. Ne hai avute tante di occasioni. Finirai solo come un cane.”

“Finiamo sempre soli”ribatte, con calma, Dominique Pelicot. “Tu soprattutto!”Caroline poi urla. Mentre si siede di nuovo, Gisèle Pelicot dice qualcosa a sua figlia, Caroline sembra molto turbata.

L'avvocato ripete la sua domanda. Dominique Pelicot sbottò dopo pochi secondi: “il mio avvocato”maître Zavarro. “No, ma tranne il tuo avvocato…”aggiunge Me Amr. “Cosa vuoi che dica esattamente?”gli avvocati di Gisèle Pelicot si offendono. Perché è proprio il nome dell'ex moglie che l'imputato finisce per dire. “Non sarebbe d'accordo con me.”. Gisèle Pelicot reagisce senza che noi possiamo sentire quello che dice.

Io Zavarro, finalmente parla l'avvocato di Dominique Pelicot. Queste sono le ultime domande che chiudono il dibattito. Con voce calma e gentile, dichiara, nel preambolo: “Cercheremo di parlarci come se fossimo noi due. Dimentichiamo le centinaia di persone intorno a noi.”

Me Zavarro chiede poi al suo cliente di descrivere il rapporto che ha avuto con sua figlia, Caroline Darian, durante la sua vita. L'accusato di elencare ricordi in massa: “Volevo vederla alle 6 del mattino quando è stata operata in ospedale, ricordo di averla liberata da qualcuno che la picchiava in vacanza, da qualcuno che la picchiava sull'autobus, andavo a prenderla in un discoteca, come i suoi fratelli, per paura che a qualcuno possa succedere loro qualcosa”.

Dominique Pelicot assicura di non aver fatto differenza tra i suoi figli, essendo Caroline la seconda. “Anche se non mi ama più, la amo ancora. So cosa ho fatto, so cosa non ho fatto.”

Me Zavarro cita poi le foto, quelle di Caroline, nuda, ritrovate nella videocamera del padre. Foto che ha assicurato fin dall'inizio del processo di non aver scattato. “Se li avessi fatti, direi così. Non posso dire altro, lei non mi crederà mai. Posso morire come un cane, è così. Finiamo tutti così.”

Caroline non interviene. Piange dopo le parole di suo padre.

Al termine dell'interrogatorio, il signor Zavarro lascia l'ultima parola al suo assistito. Parla dei suoi figli, singhiozza. Lascia lunghi silenzi. “Mi fa molto male.”

Il suo ultimo messaggio riguarda Gisèle, la sua ex moglie. “Fa parte di… (silenzio) di ciò che tengo nel profondo di me.” La vittima non parla, ma piange, dopo questa dichiarazione finale.

L'udienza è sospesa fino a lunedì 25, data in cui sono previste le richieste del pubblico ministero.

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