Al termine di un processo faro contro 45 esponenti politici e attivisti pro-democrazia, i tribunali martedì hanno emesso pene detentive che vanno dai 4 ai 10 anni. Il loro crimine: aver organizzato elezioni primarie informali per aumentare le loro possibilità nelle elezioni legislative del 2020. I giudici hanno considerato questo atto come un tentativo di sovversione volto a paralizzare il potere. La sentenza segna una svolta nel territorio.
Martedì centinaia di persone hanno sfidato la pioggia fuori dal tribunale di Kowloon per assistere all’epilogo del più grande processo mai tenuto ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale di Pechino. Alcuni membri del pubblico avevano aspettato ore, addirittura giorni, per sentire le sentenze pronunciate in meno di sei minuti. Un verdetto tanto breve quanto pesante.
Il processo si è concluso più di tre anni dopo l’arresto di 47 membri dell’opposizione democratica nel corso di un’ondata di perquisizioni simultanee nella regione amministrativa speciale ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale.
Il giurista Benny Tai, all’origine del progetto politico del movimento pro-democrazia, ha ricevuto una pena detentiva di 10 anni, la più lunga finora comminata ai sensi della legge speciale promulgata nel 2020 sulla scia di proteste massicce e talvolta violente a favore di democrazia che da molti mesi scuoteva l’ex colonia britannica.
Conseguenze di un’elezione primaria non ufficiale
Tutti gli attivisti sono stati giudicati colpevoli di aver organizzato primarie non ufficiali destinate a selezionare i candidati dell’opposizione per le elezioni legislative. L’obiettivo allora era ottenere la maggioranza nell’assemblea locale per bloccare l’adozione dei bilanci e costringere alle dimissioni l’allora leader filo-Pechino di Hong Kong, Carrie Lam.
Le autorità avevano messo in guardia contro la manovra prevista nella mini-costituzione del territorio e scoraggiato i cittadini dal partecipare al voto. Circa 610.000 persone hanno sfidato il potere partecipando al voto di luglio 2020, ovvero quasi un settimo degli elettori di Hong Kong.
L’esecutivo ha tolto il terreno da sotto i piedi all’opposizione rinviando le elezioni, consentendo a Pechino di attuare una profonda riforma politica escludendo i candidati pro-democrazia a favore di figure lealiste selezionate. Da allora, i “funzionari eletti patriottici” di Hong Kong sono stati strettamente controllati.
Reazioni alla sentenza
Al di là della gravità delle condanne inflitte per l’organizzazione di un voto democratico pacifico e informale, questo processo lancia soprattutto un messaggio a una popolazione per lo più ostile al Partito Comunista Cinese: mettete da parte le vostre aspirazioni democratiche e non lasciatevi andare alle critiche, anche moderati, delle autorità, pena pesanti sanzioni.
Se il processo ha catturato l’attenzione degli hongkonghesi, pochi lo commentano apertamente, ad eccezione delle centinaia di persone coraggiose mobilitate martedì mattina, con i piedi nell’acqua, per accompagnare i condannati durante la lettura del verdetto.
Determinato a reprimere gli impulsi e le richieste democratiche degli abitanti di Hong Kong, il Partito comunista cinese punta sulla repressione e sul tempo: lo scorso settembre è stato lanciato nelle scuole un nuovo programma di educazione patriottica. Al centro degli insegnamenti: l’amore per la patria e l’identità nazionale cinese.
Oggetto della radio: Michael Peuker
Adattamento web: agenzie/Miroslav Mares