Lunedì il consigliere federale Ignazio Cassis ha partecipato a tre sedute del Consiglio di sicurezza dell’ONU. In Medio Oriente, ha chiesto in particolare un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e in Libano, nonché il rilascio di tutti gli ostaggi.
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18 novembre 2024 – 18:14
(Keystone-ATS) “Conosciamo la soluzione politica” per raggiungere la pace in Medio Oriente: “è la soluzione dei due Stati, che offre a israeliani e palestinesi la prospettiva di vivere in pace e sicurezza”, ha sottolineato il capo della diplomazia svizzera, parlando lo aveva già fatto il 29 ottobre.
Per costruire una pace duratura in Medio Oriente è imperativo investire nei giovani, ha aggiunto. Si è detto “convinto che le nuove generazioni, che aspirano a prospettive di vita – e non di morte – siano in grado di intraprendere il cammino della riconciliazione e di lottare contro l’odio e l’estremismo”.
“È di questa giovane generazione che dovremo rispondere delle nostre azioni. Facciamo in modo che non si tratti di atti falliti che li renderebbero una generazione perduta», afferma il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Il Ticino torna anche alle due leggi adottate tre settimane fa dal Parlamento israeliano contro l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Queste leggi sono problematiche perché sono in gran parte in contrasto con il diritto internazionale e minacciano anche l’assistenza umanitaria fornita alla popolazione civile, ha affermato.
Veto russo sul Sudan
Il Consiglio di Sicurezza ha votato anche una risoluzione che avrebbe dovuto contribuire a promuovere la pace in Sudan, Paese devastato dall’aprile 2023 dalla guerra civile. Quattordici stati hanno sostenuto questo testo proposto da Gran Bretagna e Sierra Leone. Ma la Russia ha posto il veto, denunciando un testo “dal sapore postcoloniale”.
La Svizzera si è rammaricata, attraverso Ignazio Cassis, del fallimento di questa risoluzione, come molti altri Paesi. Il progetto di risoluzione invita le parti “a cessare immediatamente le ostilità e ad impegnarsi in buona fede nel dialogo per consentire passi verso la riduzione dell’escalation, con l’obiettivo di concordare urgentemente un cessate il fuoco nazionale”.
Nel pomeriggio il Consiglio avrebbe finalmente dovuto esaminare la situazione in Ucraina, dove la guerra infuria da più di 1000 giorni. Ci si aspettava che le discussioni si concentrassero sulla recente escalation di violenza e sulle conseguenze generali del conflitto, compresa la destabilizzazione della sicurezza alimentare ed energetica globale.