LFI e quartieri popolari, una strategia vincente?

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TORTA YASMINE

Questa è stata la doppia grande scommessa di La France insoumise (LFI) per le elezioni europee: che i quartieri popolari votino di più. E per la sua lista, guidata da Manon Aubry. La strategia per raggiungere questo obiettivo è stata ampiamente criticata dal partito di Jean-Luc Mélenchon: cercare di sedurre le periferie e i cittadini di fede musulmana ponendo la causa palestinese al centro della campagna.

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La prima scommessa è stata vinta? L’astensione è diminuita? Si tratta di un successo altalenante per i “ribelli”. Sebbene sia difficile stimare la partecipazione complessiva per l’insieme di questi territori, l’analisi dei risultati in alcuni dipartimenti o città emblematiche permette di rispondere a questa domanda.

A Seine-Saint-Denis, ad esempio, il tasso di partecipazione è salito al 43% circa, con un aumento di 4 punti rispetto alle elezioni europee del 2019. In questi territori solitamente poco mobilitati, ancor meno per questo tipo di scadenza elettorale, questa progressione è visto come un segnale forte. “Non ce ne rendiamo conto, ma in linea di principio i quartieri non votano alle elezioni europee, ancor meno che alle altre elezioni, quindi sì, su questo punto è un successo incredibile”il giudice Youcef Brakni, membro del comitato Verità e Giustizia per Adama, dal nome di Adama Traoré, giovane morto nel 2016 in Val-d’Oise dopo un arresto.

“La dinamica c’è”

A La Courneuve si è recato alle urne il 36,3% degli iscritti, con un aumento di oltre 4 punti rispetto al 2019. “Ciò dimostra che anche gli abitanti dei quartieri hanno aspirazioni e sono più interessati alla politica di quanto pensiamo quando ci prendiamo la briga di andarli a trovare”dà il benvenuto a Aly Diouara, presidente del movimento politico-cittadino La Seine-Saint-Denis au coeur, che ha appena ottenuto l’investitura del Nuovo Fronte Popolare nei 5e collegio elettorale di Seine-Saint-Denis, di fronte alla “ribelle” Raquel Garrido, “lasciata andare” da Jean-Luc Mélenchon.

“C’è un intero ecosistema di giovani che si stanno politicizzando e che intendono trasformarsi in potere di agireaggiunge Inès Seddiki, 33 anni, fondatrice di Ghett’up, un’associazione che mira a permettere ai giovani dei quartieri di inserirsi nella società. C’è stata una mobilitazione senza precedenti dei quartieri durante queste elezioni europee che non è stata abbastanza evidenziata, ma la dinamica c’è. »

Come prova, adduce, la creazione del Fronte Popolare della Gioventù. L’iniziativa è nata all’istante, con urgenza, nelle quarantotto ore successive all’annuncio dello scioglimento dell’Assemblea nazionale, con la prospettiva di vedere l’estrema destra, largamente in testa alle elezioni europee, ottenere la maggioranza.

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