Dopo lunghe ore di dibattito, martedì 12 novembre la legge finanziaria inizierà il suo percorso all’Assemblea nazionale. I deputati sono chiamati a un voto solenne, intorno alle 16.30, sulla prima parte del bilancio dello Stato 2025: la sezione “entrate”. Ma la versione sottoposta all'approvazione o al rifiuto non ha più nulla a che vedere con il testo presentato dal governo all'inizio di ottobre. Ecco le cinque cose da tenere a mente prima di questo passaggio cruciale.
1 Il testo dei parlamentari prevede maggiori entrate rispetto a quelle del governo
Il governo non ha potuto che constatare questo: dei 41 articoli del suo testo iniziale, una dozzina sono stati semplicemente cancellati dall'Assemblea. L'esecutivo è riuscito solo a mantenere l'aumento dell'Iva sulle caldaie a gas e ad introdurre con un emendamento un aumento dell'imposta sui biglietti aerei, a prezzo di numerose agevolazioni. Nel corso delle vittorie ottenute dalle opposizioni, in particolare dalla sinistra, sono stati votati miliardi di entrate aggiuntive e sono state respinte diverse misure chiave (sanzione automobilistica, imposta sui dividendi, sovrattassa sull’elettricità, ecc.).
In definitiva, la previsione del deficit statale per il 2025 viene ridotta da 142 a 85 miliardi di euro, in particolare attraverso un “aumento tasse di 35 miliardi”ha calcolato il ministro del Bilancio, Laurent Saint-Martin. Ma ha giudicato questo miglioramento “in gran parte artificiale” perché derivanti anche per 23 miliardi dall'eliminazione della dotazione destinata all'Unione Europea.
Il deputato centrista Charles de Courson, relatore generale per il bilancio, ha da parte sua stimato le nuove entrate in “12 miliardi contando”il resto è “probabilmente euro-incompatibile o incostituzionale”. Il presidente della commissione finanziaria, il ribelle Eric Coquerel, ha invece mantenuto la posizione “soddisfazione” avere “trovato decine di miliardi di nuove entrate” e così “ha abbassato il deficit a meno del 3%” tu PIB.
2 Il governo potrebbe puntare sul Senato
Il governo è riluttante ad approvare la norma 49.3, che consente l’adozione di un testo senza voto dell’Assemblea nazionale, perché desidera incarnare una rottura con i precedenti governi macronisti. Se il testo verrà respinto al Palazzo Borbone, sarà trasmesso al Senato nella sua versione iniziale, opzione più favorevole al governo. Il primo ministro Michel Barnier detiene la maggioranza, con 250 eletti, tra cui 130 senatori di Les Républicains (LR), su 348 seggi.
“Crediamo che il Senato avrà un posto diverso nel dibattito, credo che abbiamo un ruolo da svolgere, per dimostrare che il bicameralismo è più utile di quanto pensiamo”osserva il relatore generale sul bilancio della Camera alta, Jean-François Husson (LR), che ascolta “rimettere a posto una cornice” in relazione ai molteplici provvedimenti votati in Assemblea. “Passando per il Senato, siamo ancora al limite delle istituzioni della Quinta Repubblica! Il 49.3, almeno, è più pulito. Là quello che fa Barnier è dire: 'Noi, Assemblea nazionale, non ci interessa, facciamo il budget con LR'”ha denunciato a franceinfo un dirigente del gruppo Ensemble pour la République. Alla fine, anche se non è ancora rilevante, l’utilizzo di 49,3 potrebbe tornare rapidamente alla ribalta.
3 Il Raggruppamento Nazionale potrebbe votare contro
I deputati del Raggruppamento Nazionale voteranno contro la sezione “entrate” del bilancio 2025 o si asterranno? Questa è una delle principali incognite. Il 4 novembre il partito di estrema destra si è astenuto dal voto sulla parte “entrate” del finanziamento della previdenza sociale, per attaccare il più rapidamente possibile le discussioni sulle spese.
Spesso in qualità di arbitro, il Raggruppamento Nazionale ha talvolta spostato la bilancia a sinistra durante i dibattiti, come quello di venerdì sull'adozione di una tassa sull'importazione di carne bovina, esempio di un rifiuto condiviso dell'accordo di libero scambio tra l'UE e Mercosur. La RN ha sostenuto l'emendamento presentato dal Nuovo Fronte Popolare per combattere l'evasione fiscale. Ha inoltre beneficiato del sostegno della sinistra per il suo emendamento che prevede la reintegrazione delle filiali stabilite nei paesi della Comunità europea nel sistema di rimpatrio degli utili dei gruppi francesi.
Diversi dirigenti della RN hanno però fatto sapere, senza microfono, che martedì il loro gruppo si sta muovendo verso un voto contrario al testo, soprattutto alla luce dell'importo totale degli aumenti delle tasse.
4 L’unità della “base comune” non è garantita
La “base comune”, formata dai repubblicani e dai partiti del campo presidenziale, ha brillato soprattutto per la sua assenza nei dibattiti, incapace di mobilitarsi, anche durante il voto simbolico sulla fine della busta destinata all'Unione europea (23 miliardi di euro). Il blocco centrale è apparso diviso anche sul suo tradizionale tabù: l’aumento delle tasse. Il MoDem ha così votato per rendere permanente la sovrattassa sui redditi alti, che il governo voleva limitare solo ai prossimi due anni. Allo stesso modo, il gruppo Orizzonti è dietro l’iniziativa di riduzione del credito d’imposta sulla ricerca, altro totem macronista.
Ce “barbouillis fiscale” non lo è “non votabile così com’è”ha detto il macronista David Amiel. Il capogruppo MoDem, Marc Fesneau, ha parlato di a “sensazione di spreco”ritenendo sufficiente la bocciatura dell'articolo sull'UE “per invalidare questo bilancio”.
5 L'adozione del testo da parte dell'Assemblea nazionale non è certa
Durante l’esame del testo, la sinistra ha rilanciato buona parte del programma delle ultime elezioni legislative, comprese nuove tasse sui “superprofitti”IL “super dividendi”riacquisti di azioni proprie, “grandi aziende digitali”multinazionali o addirittura patrimoni di miliardari. Eric Coquerel ha addirittura ritenuto che questa prima parte del progetto fosse adesso “Compatibile con NFP”. Di conseguenza, la sinistra “ovviamente voterò a favore”, – aggiunse il ribelle, riflettendo “cosa farà la Marina Militare”.
Ma, in teoria, le truppe della coalizione guidata da Michel Barnier sono più numerose di quelle del Nuovo Fronte Popolare, il che farebbe pensare a un rifiuto se ci fosse una forte mobilitazione nell'emiciclo (dove ogni deputato presente potrà votare per un assente), anche se il Raduno Nazionale decide all'ultimo momento di astenersi. Se adottata, l'Assemblea nazionale affronterà l'aspetto “spesa” dello Stato, con scadenza fissata al 21 novembre.