Pubblicato l’8 novembre 2024 alle 17:21 / Modificato l’8 novembre 2024 alle 17:26
Per un errore, è un grosso errore. Nel pieno della campagna autostradale, a fine ottobre il consigliere federale Albert Rösti ha sganciato una piccola bomba, confidando davanti a una classe dei ginnasi di Basilea che «personalmente propendeva per Trump». Le polemiche garantirono questa uscita, costringendo l’eletto dell’Udc a compiere un atto di contrizione sul palco della Rts. Alcuni pensavano che fosse un segnale inviato alla base del suo partito, ma per uno dei suoi amici più cari si è trattato di un errore involontario. “Normalmente non avrebbe commesso questo errore, ma qui lo è su tutti i fronti”, osserva. Con tre voti quest’anno i bernesi sono davvero ovunque.
Ereditando l’ambito DATEC, un dipartimento che riunisce settori strategici come i trasporti, l’energia e l’ambiente, Albert Rösti ha imposto la sua agenda. Senza prendere i guanti. Ha subito suscitato costernazione negli ambienti di protezione della natura con un’ordinanza che permetteva l’abbattimento di almeno il 60% dei branchi di lupi del paese, il tutto dopo una brevissima consultazione. Anche quest’estate il bernese lascia il segno aprendo la porta al ritorno al nucleare. Insieme ai suoi colleghi della PLR guida il Consiglio federale a compiere una svolta di 180 gradi, andando contro il voto popolare del 2017 che vietava nuove centrali elettriche.
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