In Assemblea il progetto “fine vita” supera un primo importante traguardo nonostante la divisione della maggioranza

In Assemblea il progetto “fine vita” supera un primo importante traguardo nonostante la divisione della maggioranza
In Assemblea il progetto “fine vita” supera un primo importante traguardo nonostante la divisione della maggioranza
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LUDOVIC MARIN/AFP La legge sul fine vita supera una prima pietra miliare in Assemblea (nonostante la divisione della maggioranza)

LUDOVIC MARIN/AFP

La legge sul fine vita supera una prima pietra miliare in Assemblea (nonostante la divisione della maggioranza)

POLITICA – Primo via libera. La legge di fine vita, che apre per la prima volta in Francia l’assistenza in punto di morte per alcuni pazienti, ha superato un primo ostacolo in Assemblea questo venerdì sera, 17 maggio. Ciò senza grandi difficoltà, anche se la maggioranza era spettacolarmente divisa su un punto chiave.

Il testo è stato approvato per alzata di mano in una commissione speciale poco dopo la mezzanotte, al termine di un’intensa settimana di dibattiti guidati dall’ex ministro della Salute Agnès Firmin-Le Bodo (Orizzonti). Il relatore generale del testo Olivier Falorni ha accolto con favore il voto di a “grande bella legge repubblicana”.

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La principale modifica apportata dai deputati al testo del governo riguarda una delle condizioni richieste per avere accesso a questi aiuti: il criterio secondo il quale i pazienti devono avere la propria “prognosi vitale impegnata a breve o medio termine” è stato sostituito dal concetto di affetto “in fase avanzata o terminale”.

Una modifica contro il governo

Giovedì Olivier Falorni (deputato del gruppo MoDem e quindi della maggioranza) affrontando questa questione ha accennato “il punto più problematico e che ha suscitato più dibattito”. Lui stesso ha dato il suo sostegno alla proposta di riscrittura, sottolineando la “grande difficoltà nello stabilire cosa fosse il medio termine”.

“Il paziente può desiderare, poiché colpito da una malattia grave ed incurabile, di non sperimentare gli orrori della malattia, anche se la sua prognosi vitale non è direttamente coinvolta”hanno sottolineato da parte loro diversi deputati socialisti nella motivazione del loro emendamento.

La presidente della commissione Agnès Firmin-Le Bodo, che ha partecipato come ministro alla nascita del testo, si è espressa contro questa modifica, così come la relatrice Caroline Fiat (LFI).

“Eliminando il breve e il medio termine, è chiaro che non siamo più nella stessa legge. Siamo in una legge che può consentire alle persone la cui prognosi vitale sarebbe compromessa a lungo termine, che potrebbero avere sofferenze fisiche refrattarie, di chiedere di morire. Non è l’equilibrio della legge che si voleva e che è stato presentato”ha sostenuto in particolare Agnès Firmin-Le Bodo.

Anche il ministro della Salute Catherine Vautrin si è espresso contro questa riscrittura, sostenendo che avrebbe la conseguenza, contrariamente alle intenzioni dei suoi sostenitori, di restringere il campo delle persone ammissibili ai pazienti. “all’estremo limite della vita”. Lo ha espresso la deputata della LR Annie Genevard, ostile al disegno di legge “stupore” dopo averlo rimosso “serratura essenziale”.

“Collegalità secca canadese”

Il testo prevede di stabilire la possibilità per alcuni pazienti di chiedere ad un medico di essere aiutati a suicidarsi, tramite una sostanza letale che essi stessi somministrerebbero o che un terzo potrebbe somministrargli se non possono non farlo.

Oltre ad essere influenzato da “patologia grave ed incurabile in fase avanzata o terminale”per essere ammessi, i pazienti devono essere maggiorenni, in grado di esprimere i propri desideri in modo libero e informato e presentare sofferenze refrattarie alle cure o insopportabili.

I deputati hanno escluso l’apertura del diritto di morire per i minorenni, così come la possibilità per i pazienti che non potevano esprimere il loro desiderio di essere sottoposti ad eutanasia sulla base delle loro direttive anticipate.

Altro punto molto dibattuto è quello della collegialità della decisione. Un emendamento proposto dal relatore Laurence Cristol (Rinascimento) chiarisce che sarà il medico che prenderà la decisione di autorizzare l’assistenza alla morte a farlo. “nell’ambito di una procedura collegiale multiprofessionale”. La destra ha denunciato a “adescare”una “Collegialità Canada Dry”.

Il disegno di legge comprende anche una sezione sulle cure palliative. I deputati sono riusciti a far adottare un emendamento contro il parere del governo a favore di a “diritto applicabile” beneficiare di queste cure, mentre oggi una persona su due non vi ha accesso. Il testo arriverà in emiciclo il 27 maggio, proseguendo un percorso legislativo che potrebbe durare almeno fino all’estate del 2025.

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