Carlotta Gauthier
Gerusalemme
Pubblicato il 23 settembre 2024 alle 12:47 / Modificato il 23 settembre 2024 alle 13:31
Quando la connessione funziona e hanno la batteria, è sui social network che i gazawi cercano uno sfogo per il loro inferno quotidiano. Telegram, Facebook, WhatsApp… In gruppi più o meno privati, commentano le ultime atrocità, sfogano la loro rabbia contro l’occupante israeliano. E a volte anche contro Hamas, ancora al potere nella Striscia di Gaza. Al centro della loro esasperazione ci sono gli attacchi condotti nelle cosiddette zone “sicure” da Israele, con il pretesto di colpire i “leader di Hamas” o le loro “strutture di comando”, decimando intere famiglie. Su una di queste reti, sotto la copertura dell’anonimato, un gazawi allo stremo delle forze scrive: “I combattenti di Hamas vengono deliberatamente in ogni zona designata come umanitaria dagli israeliani. Si nascondono lì, pensando che tra i civili, gli israeliani non li troveranno!”
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