Boubacar Boris Diop, contro l’oblio

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Lo scrittore senegalese Boubacar Boris Diop, a Dakar, nel marzo 2024. COLLEZIONE SPECIALE

Se dovesse rifarlo, comincerebbe da lì: scrivendo nella sua lingua madre. Con questo si conclude la nostra conversazione con Boubacar Boris Diop. Il romanziere e saggista senegalese, nato nel 1946 a Dakar, ha aspettato fino al 2003 prima di pubblicare il suo primo romanzo in wolof, Doomi Golo (Papiro, Dakar), da lui tradotto in francese sei anni dopo (I cuccioli della scimmia, ed. Filippo Rey). Da allora, l’autore ha scelto di scrivere la sua opera di narrativa solo in wolof.

La questione del linguaggio è al centro del lavoro dell’ex giornalista che, fin dai suoi romanzi politici Il tempo di Tamango (L’Harmattan, 1981), interroga la memoria del Senegal, attraverso la sua letteratura, i suoi miti e la sua attualità. In Una tomba per Kinne Gaajoil suo nuovo romanzo, uno scrittore di fantasia muore nel naufragio del traghetto Joolanel 2002.

Come spesso accade con Boubacar Boris Diop, ci imbattiamo “pazzo”una donna forte ed enigmatica, politici dal complesso salvatore, appetitosi piatti senegalesi (baasi-salte, ñeleñ, ndambe e mbaxalu-saalum), espressioni in wolof e una mappa di Dakar, “città caos” ; così come i proverbi di “dispettoso e quasi inarrestabile” Njaajaann Njaay, il mitico antenato fondatore della nazione Wolof.

Quattro “parole d’ordine” per censire un’opera prolifica, premiata nel 2022 dal prestigioso premio letterario internazionale Neustadt.

“Leebón”

“Leebón”“c’era una volta” in wolof, risuona nella maggior parte dei romanzi che Boubacar Boris Diop colloca in Senegal, parlati dal narratore o da personaggi secondari. “Una storia vale la pena di essere raccontata solo nella lingua di chi l’ha vissuta”, dice un proverbio senegalese, ripreso di libro in libro. Spesso interviene la persona a cui è indirizzata la storia e le storie si collegano. Una tomba per Kinne Gaajoo non fa eccezione alla regola.

Il romanzo è diviso in due storie principali: quella di Njéeme Pay, che tenta una biografia della sua amica Kinne, poi quella di questa scrittrice e prostituta. L’onnipresenza della favola in Boubacar Boris Diop riflette la sua “pantheon letterario”dominato da una narratrice in wolof: sua madre. “Ero una bambina impressionabile e quindi convinta che tutto quello che diceva fosse verolui ricorda. Ho capito molto presto il potere delle parole – dette o stampate – ma anche che il mondo reale e il mondo immaginario possono diventare una cosa sola. »

Autori francesi del XIX secoloe secolo, mitizzato da suo padre, un amministratore nato “lo stesso anno di Léopold Sédar Senghor [1906-2001] », ha influenzato anche lo scrittore. In un primo romanzo mai pubblicato, scritto a 15 anni, ha risuonato “liricismo straordinario” da Lamartine o Rimbaud. “Non avevo alcun interesse per ciò che accadeva nella societàgiudica. Quando facevo delle belle frasi ero felice. Poi ho capito che non era letteratura. »

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