Mogwai – ‘Il cattivo fuoco’

Mogwai – ‘Il cattivo fuoco’
Mogwai – ‘Il cattivo fuoco’
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Album / Azione rock / 24.01.2025
Post rock

Promozione dell’ultimo album Mogwai potrebbe ispirarsi ai recenti manifesti di comunicazione che promuovono le stazioni sciistiche del Queyras con questa frase: ‘Forse non per tutti. Per te, senza dubbio’. In questa campagna, ogni visual è accompagnato da una frase che riflette i punti deboli e quelli forti, che, per ironia della sorte, sono ogni volta identici. Che potrebbe essere tradotto qui come “Punto debole: Il cattivo incendio fa parte della continuità discografica dei Mogwai. Punto forte: Il cattivo incendio fa parte della continuità discografica dei Mogwai’. Costanza e coerenza sono infatti le sensazioni che emergono immediatamente ascoltando questo undicesimo album. Senza rotture o sconvolgimenti, il gruppo rimane fedele a una formula che ha dato prova di sé, proseguendo lo slancio post-rock che ha forgiato la sua identità sin dalla sua formazione, esattamente 30 anni fa.

Abbiamo lasciato gli scozzesi nel 2021 con Mentre l’amore continuadivenne rapidamente il numero 1 delle classifiche inglesi: una prima volta che sorprese i principali interessati, in 25 anni di carriera esemplare. Questo successo, seppur meritato, è arrivato tardi, e immaginavamo potesse generare un po’ di apprensione al momento dell’uscita, quattro anni dopo, Il cattivo incendio. Ma sembra che la pressione stia scivolando su Mogwai, così come le frecciate lanciate da suo fratello scivolano su Noël Gallagher.

E Squadra giovane et Azione rock erano rispettivamente una rivelazione e un oggetto di culto, Zidane: un ritratto del 21° secolo una felice sorpresa, siamo pronti a scommettere, senza troppi rischi, che vi piacerà Il cattivo incendio. Il nuovo tassello di questo puzzle, di cui ancora stentiamo a indovinare l’esito finale ma che speriamo non si concluda troppo in fretta, si incastra alla perfezione. Come costante, la maggioranza dei 10 brani sono strumentali, per un gruppo sempre così avaro di parole, come se contasse solo l’atmosfera e il secondo stato in cui invariabilmente precipita il loro ascolto. Al massimo potremmo rimanere sorpresi dagli accompagnamenti vocodati di Fanzine fatta di carneun titolo che non sarebbe stato fuori luogo nella discografia dei… Daft Punk… se non avessimo già conosciuto un simile approccio con Fanculo i soldi nell’album precedente. Lo spiega il tastierista Barry Burns Dio ti riporta indietroaveva bisogno di una melodia o di una voce, ma (lui) non riusciva a trovare le parole, quindi (lui) chiese a (sua) figlia di 7 anni di inventarne alcune‘!

Se le parole non hanno peso è perché è inutile cercare troppe spiegazioni sui titoli dei brani, spesso estranei al loro contenuto. Il cattivo incendioun termine della classe operaia per indicare l’inferno, è quindi da attribuire allo stato d’animo degli scozzesi, che lo scrissero in un momento difficile per molti dei loro membri. Trasmette perfettamente l’atmosfera oscura e pesante dell’album, costituendo un’esperienza musicale che deve essere vissuta piuttosto che cercata di comprendere. La meccanica, però, è ben oliata. I brani, piuttosto lunghi, sono generalmente costruiti su un’innalzamento ritmico sistematicamente soffocato da chitarre saturate. Un tema, un riff conciso, a volte qualche nota di pianoforte, costituiscono il tema ripetitivo attorno al quale ricamano chitarre o sintetizzatori, sovrapponendosi in una quantità di strati a volte difficili da contare. Se gli aumenti dell’arpeggio sono conosciuti tra i nativi di Glasgow, sono sempre sottili, al punto da preferire l’ascolto intimo. Mogwai si ascolta meglio in cuffia per trasmettere tutta la ricchezza delle sue composizioni, contemplando il decadimento di un mondo che sta per finire, sia che si tratti dell’arrivo di un’alba nebbiosa attraverso il finestrino di un treno in corsa in aperta campagna, oppure lo scrosciare di una tempesta di neve attraverso la finestra di uno chalet isolato (suggerimento non contrattuale).

La formula potrebbe essere noiosa e girare in tondo, come in Nick Grotta che, bisogna ammetterlo, sembra essersi sgretolato da allora Albero di scheletro la stessa palla di ispirazione. Ma se la strada viene tracciata, Mogwai non si astiene dal prendere strade secondarie originarie. Note di pianoforte ripetitive martellate come in un pezzo di John Cale Sala dei Martellialtri questa volta sono annegati nel diluvio sonoro di Ciao Caos o strati e anelli spettrali che arricchiscono Pallido dolore all’anca vegano, ne sono tutti esempi. Trent’anni e undici album dopo, i Mogwai esercitano un fascino sempre rinnovato. Ovvio e rilassante, Il cattivo incendio è come quella giacca a cui teniamo particolarmente, anche se non la indossiamo tutti i giorni. Una giacca che tiriamo fuori ogni volta che arriva il freddo, apprezzandone sempre la comodità e il calore. Una giacca che resisterà sicuramente ad un futuro inverno in Queyras.

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