Con “Pafini” Jean-Louis Aubert inaugura un nuovo ciclo pop – rts.ch

Con “Pafini” Jean-Louis Aubert inaugura un nuovo ciclo pop – rts.ch
Con “Pafini” Jean-Louis Aubert inaugura un nuovo ciclo pop – rts.ch
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Jean-Louis Aubert torna con il decimo album solista, intitolato “Pafini”, in uscita il 20 settembre. L’inizio di una nuova avventura pop-rock che il cantante francese promette di prolungare in tournée, soprattutto con altre nuove canzoni. Incontro a Parigi con l’emblematico ex leader dei Telephone.

A 69 anni, l’ex portavoce di Telephone appare ancora affascinante. In un hotel parigino, ci accoglie in giacca di pelle, pantaloni da allenamento a tre righe e Doc Martens nere per parlarci dei suoi undici brani inediti annunciati quest’estate dalla radiosa e allegra “Merveille”.

Un ritornello molto melodico che ora è accompagnato da un repertorio che oscilla tra pop, rock e tocchi di elettronica, chitarre acustiche ed elettriche, nonché tastiere. Il tutto per affrontare in modo molto semplice sia temi sociali che aspetti più personali, come spesso accade con Aubert. Una semplicità che qualche volta è stata criticata anche in passato, soprattutto quando voleva fare il delatore.

“Non ho visto queste recensioni, penso, dovrai mandarmele”, ride Jean-Louis Aubert. Quando leggo i testi di ‘Temps à nouveau’ o ‘The human bomb’ dei Telephone, trovo che mantengano un lato surrealista interessante. Si tratta spesso di cose molto personali che si trasformano in temi più generali, come per ‘Another world’ dove mi raccontare la mia storia intima, quella di un cantante malato e disperato. Una canzone di cui anche le feste. i politici conservavano soltanto l’utopia “sognavo un altro mondo”.

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Genesi esplorativa delle canzoni

Nessuna rivoluzione quindi ma un certo know-how per questo “Pafini” che comprende anche delle belle ballate, e di cui Jean-Louis Aubert non è sicuro dell’esatto punto di partenza: “Chiedete a un artista cosa voleva fare, inventerà sempre una storia per te. Penso che sia solo un desiderio. All’inizio non sono canzoni perché faccio brani strumentali e scrivo appunti sui miei quaderni. Spettacolo Vertigo il 23 settembre.

Prima di aggiungere: “Dopo, in una seconda fase, le cose cominciano a prendere forma. Il titolo dell’album, del resto, è dovuto al desiderio di continuare sempre. È molto esplorativo, un po’ labirintico, ma affascinante (…) Il punto è poi fare ordine, sapere un po’ dove vogliamo andare, che non è sempre la mia specialità.

“Pafini”, come spesso nel resto della discografia solista di Jean-Louis Aubert a partire dal 1987, risulta quindi da un lavori in corsodi cui però non ha voluto fare questa volta un doppio album come per “Roc’Eclair” e la sua seconda parte “Hiver” (2010).

Ho canzoni che bussano costantemente alla porta. In questo momento, penso di averne altri trenta pronti e in attesa di essere mixati. In questo album sono sicuro che ci siano idee musicali che aspettano il loro turno da vent’anni

Jean-Louis Aubert, cantante

A fare da linea guida per “Pafini” c’è, secondo Aubert, “un forte desiderio di andare avanti e di non perdere la propria identità pur conservando l’animo di bambino”. In questo spirito di ricerca e apertura, ha così messo gli undici modelli di “Pafini” nelle mani di diverse generazioni di registi e produttori: Eliott Sigg, 26 anni, polistrumentista e primo premio al Conservatorio, l’orafo Renaud Letang, 54 anni, che era già stato suo complice in “Comme un Accord” (2001) e “Idéal standard” (2005) e Bernie Grundman, 81enne maestro del mastering (“Thriller” di Michael Jackson o “Lovesexy” di Principe).

Quattro generazioni al capezzale dell’album “Pafini”

Contando anche Jean-Louis Aubert, quattro generazioni e altrettante scuole sonore si sono concentrate su questo “Pafini”, ottenendo alcuni successi su diversi titoli, tra cui la vivace “Merveille”, il singolare “L’arbre of liberty” con un tocco di hip-hop e gospel e sembra brindare alla vita e alla morte durante una celebrazione finale, così come la più mistica “La canzone che guarisce” ispirata a una storia di voci che per Jean-Louis Aubert avrebbe significato che il mare sarebbe guarito e guidarlo.

“Era più un pensiero. Avevo appena subito un intervento al cuore, stavo uscendo dallo studio del medico e ho sentito la mia voce che me lo diceva. Allora cercai in Francia una casa con un viottolo che scende al mare pensando che non esistesse. Finalmente un giorno qualcuno mi chiamò per mostrarmi una capanna con un viottolo che scende al mare e, di conseguenza, questo mi ha dato questa canzone. , spiega il cantante che aveva già vissuto una situazione simile acquistando una chitarra da collezione del 1941 che, invece di essere esposta nel suo salotto, ha suonato 170 date di uno dei suoi tour solisti.

Difetto cardiaco trascurato

È anche questo difetto cardiaco, troppo a lungo trascurato e infine operato, che forse oggi gli fa cantare che “la vita non sarà stata altro che una linea tratteggiata” ne “L’Albero della Libertà”, la cui genesi deriva da “tre o quattro querce piantate durante la Rivoluzione francese che esistono ancora e dovrebbero vivere a lungo”.

Aubert ne conosce uno in campagna, in un piccolo villaggio, davanti a un bistrot. “Ero seduto con il mio amante sotto quest’albero della libertà, adoro queste due parole una accanto all’altra, che fanno sognare. Si è avvicinata una ragazzina di 13 o 14 anni, che ha detto che conosceva a memoria tutte le mie canzoni e voleva sapere come scriverle. Si è messa a piangere e noi tre abbiamo pianto l’una abbracciata all’altra. Mi sono detto che quest’albero della libertà deve essere quello di. vita infinita”.

Nelle sue trascrizioni di ciò che il mondo gli regala, Jean-Louis Aubert continua ad avere una tendenza alla spontaneità, guidato magari dall’animo di un bambino curioso di tutto o dalla spensieratezza di chi ha viaggiato per gli Stati Uniti. Unito alla sua chitarra a 17 anni, canta e fa cover dei successi dei Rolling Stones.

Olivier Horner

Jean-Louis Aubert, “Pafini” (Warner Music). Pubblicato il 20 settembre 2024.

In concerto all’Arena di Ginevra, il 5 aprile 2025.

“Jean-Louis Aubert: la canzone delle possibilità”, documentario di Sophie Lesage. Su Canal+ dal 23 settembre 2024.

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