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La Ducati difende la totale equità tra Bagnaia e Martín

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La Ducati non conta più i suoi successi, che continuano ad accumularsi senza davvero lasciare spazio alla concorrenza. Il marchio inoltre non si preoccupa della propria capacità di vincere il titolo, i quattro piloti ancora matematicamente in corsa sono tutti della casa. E anche la tripla corona sarà una formalità: il titolo costruttori è già stato acquisito e quello delle squadre si gioca ora tra tre squadre fornite dal marchio.

No, non è il fatto che la Ducati vinca che ci interessa oggi, è il modo travolgente con cui lo fa la Casa. Il GP del Giappone lascia dietro di sé numeri eccezionali: un tempo record infranto di 0.737 in gara e un tempo totale del Gran Premio abbassato di 11 secondi e mezzo rispetto al riferimento datato dieci anni fa.

Per trovare le Ducati in classifica basta guardare in alto: lo sprint si è concluso con sette Ducati in testa e domenica erano sette nelle top 8 con la KTM di Binder unica intrusa, così come c’era stata qua e là quella di Acosta durante il fine settimana, in pole position e poi brevemente in testa alla gara. “Qualunque sia il risultato, credo che la Ducati ne uscirà bene sotto tanti aspetti soprattutto dal punto di vista sportivo, che forse è il meno scontato” reagisce così Gigi Dall’Igna sulle colonne de La Gazzetta dello Sport.

Il direttore generale di Ducati Corse risponde a chi sostiene che la Ducati non vincerà Jorge Martín, oggi in testa al campionato ma non in rappresentanza della squadra ufficiale. “Forse non hanno mai guardato alla mia carriera. È uno sport ed è giusto che rimanga tale. Per me è il migliore che deve vincere”, ribatte Dall’Igna.

Un telaio escluso per la fine della stagione

“Credo sia significativo il fatto che non abbiamo più apportato innovazioni tecniche, evitando che l’una venga trattata meglio dell’altra” aggiunge il manager italiano, riferendosi qui al telaio provato a Misano e che tanto è piaciuto a Pecco Bagnaia. Dato che Ducati non ha i mezzi per produrne una per i quattro piloti con la versione 2024 della Desmosedici, la parte per il momento resta da parte.

“È una cosa che non possiamo avere perché è un’evoluzione che dovrebbe essere data a tutti i piloti che hanno la GP24” ha sottolineato Bagnaia domenica scendendo dal podio di Motegi, “Ma non possiamo, perché non è pronta. La moto quindi rimane invariata. È un peccato perché è un bel passo avanti che potrebbe aiutarmi a fare la differenza, ma la Ducati è sempre stata chiara a tutti i livelli e le moto rimarranno alla pari fino alla fine.”

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Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse.

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

“Altri forse avrebbero potuto fare scelte diverse” sottolinea a questo proposito Dall’Igna, fiero di quella correttezza che intende difendere tra i suoi piloti, siano essi che corrano per la squadra ufficiale o meno.

Inoltre, se corrisponde “totalmente” con il paragone che si comincia a fare con il duello Rossi-Lorenzo d’altri tempi, vissuto dolorante internamente alla Yamaha, il patron di Ducati Corse sottolinea l’attuale buona intesa tra i due leader: “La grande differenza è che la gestione dei piloti è completamente diversa. All’epoca c’era un muro, mentre oggi c’è una condivisione totale dei dati e del lavoro di Ducati per supportare anche Martín. Molti degli ingegneri del team Pramac sono anche gli ingegneri Ducati. E il lavoro che facciamo dietro le quinte è esattamente lo stesso per Pecco e per Jorge.

La loro lotta in campionato può essere intensa, e anche se molto raramente hanno avuto l’opportunità di incrociare le armi in pista da quando hanno raggiunto lo stesso livello di prestazioni, Pecco Bagnaia e Jorge Martín sono molto lontani dalla concorrenza tossica che prevaleva tra i loro anziani 15 anni fa. E anche di questo Gigi Dall’Igna ha un certo orgoglio: “In due anni che hanno litigato non ho visto un solo errore tra loro. E non mi aspetto di vederne nessuno alla fine. Farò di tutto perché sia ​​così”.

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