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Inaugurazione della retrospettiva dell’artista Mehdi Qotbi all’Institut du Monde Arabe di Parigi

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Quasi 400 persone, tra cui personalità del mondo della politica, della cultura, delle arti e dei media, sono accorse all’IMA per ammirare un centinaio di opere realizzate da Mehdi Qotbi a partire dagli anni Sessanta – dipinti, opere grafiche, arazzi e ceramiche – fino ad oggi dove la visione dell’artista continua ad ampliare i suoi orizzonti artistici.

L’inaugurazione di questa retrospettiva è stata preceduta il giorno prima da una pre-apertura seguita da una cena, organizzata dal presidente dell’IMA Jack Lang, alla quale hanno partecipato diverse personalità, tra cui i due ex primi ministri, Gabriel Attal e Bernard Cazenave, il francese ambasciatore a Rabat, Christophe Lecourtier, lo scrittore di Renon, Tahar Benjelloun, l’ex ministro dell’Economia Moulay Hafid El Alamy, Laurence Auzière, cardiologo e figlia di Brigitte Macron, il direttore di gabinetto, il capo della diplomazia francese, Aurélien Le Chevalier, il deputato Karim Bencheikh, il famoso attore francese François Berléand, l’attrice Anne Parillaud, il direttore del Centro economico del Quai d’Orsay, Ludovic Pouille, Lucie Maurel, vicepresidente della banca Rothschild Martin Maurel Associés, il capo del gruppo singaporiano TWG, Taha Bouqdib, nonché gli imprenditori Anas Sefrioui, Said Laalej e Ahmed Kabbaj.

Questa retrospettiva, che durerà fino al 5 gennaio 2025, mette in luce l’universo del pittore per formare uno spazio di dialogo tra culture e immaginari. Influenzato dalle tradizioni marocchine e dalle tendenze artistiche europee, Mehdi Qotbi inventa una “non scrittura”, un nuovo linguaggio in cui lettere e segni arabi si fondono, sottolinea la curatrice della mostra Nathalie Bondil.

“Qotbi immagina così un processo di connessione di immaginari e culture (…). Metafora della bellezza delle nostre voci in sospensione, il suo alfabeto dell’anima proclama un’estetica dell’universale e del discorsivo nelle intersoggettività condivise”, osserva la Bondil.

L’arte di Mehdi Qotbi, osserva il critico Philippe Dagen, nel libro della mostra, “è offerta e nascosta. Si offre al piacere cromatico. Evita l’interpretazione critica. Si lascia ammirare e non si lascia catturare. »

Come i pittori americani Jackson Pollock e Marc Tobey, con cui condivide l’amore per i motivi all-over e le composizioni libere, Qotbi predilige un linguaggio visivo più intuitivo in cui la scrittura metamorfosa.

Bambino nato in una famiglia povera a Rabat nel 1951, la vita di Mehdi Qotbi è scandita da incontri e amicizie con numerosi scrittori, artisti, critici che danno vita a “Incontri scritti” dove i testi si mescolano alle opere dell’artista. Intesse dialoghi creativi con Aimé Césaire, Andrée Chedid, Jacques Derrida, Octavio Paz, Nathalie Sarraute e molti altri. Queste collaborazioni aggiungono una dimensione letteraria e poetica al suo lavoro.

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