Cari co-presidenti,
Vorrei innanzitutto ringraziarvi per aver organizzato questo secondo dibattito IGN, dedicato alla questione del veto. Vorrei cogliere l’occasione per augurare a voi e ai vostri colleghi un anno fruttuoso per portare avanti il nostro lavoro nel 2025.
Sette risoluzioni del Consiglio di Sicurezza non sono state adottate nel 2024 a causa dell’uso del potere di veto da parte di un membro permanente. Si tratta di un triste primato da più di trent’anni ma non è un fenomeno isolato: 16 risoluzioni non hanno potuto essere adottate a seguito di un veto dal 2022, ovvero più di un quarto dei casi registrati nel 21° secolo in soli 3 anni.
Il Consiglio di Sicurezza deve essere in grado di agire e svolgere pienamente il suo ruolo nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Le aspettative della comunità internazionale sono alte: per la Palestina, per l’Ucraina, per il Sudan e per tanti altri conflitti dobbiamo fare di più. È in gioco la preservazione dell’autorità e della credibilità del Consiglio di Sicurezza.
Cari co-presidenti,
La posizione della Francia sul diritto di veto nel contesto della riforma del Consiglio di Sicurezza è chiara, e il nostro Ministro per l’Europa e gli Affari Esteri lo ha confermato ad Addis Abeba ai nostri partner africani: i nuovi membri permanenti potrebbero legittimamente richiedere tutte le prerogative legate a questo status, comprese il veto. Ciò è coerente con la posizione africana e con quella del G4 appena richiamata da Germania, Giappone, Brasile e India.
La Francia ritiene invece che il veto non sia un privilegio discrezionale ma una responsabilità particolare. E applica questo principio: abbiamo fatto la scelta, abbiamo preso la pesante decisione di non utilizzarlo dal 1989 e il Presidente della Repubblica si è impegnato unilateralmente, davanti alla 70a Assemblea Generale del 2015, che la Francia rinunci a qualsiasi ricorso al veto in caso di atrocità di massa.
Cari co-presidenti,
È con questo spirito di responsabilità che la Francia porta avanti, dallo stesso anno, dal 2015, quindi da 10 anni, con il Messico, un’iniziativa sostenuta da 106 Stati per regolamentare il veto in caso di atrocità di massa, vale a dire nei casi di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra su vasta scala. Sono lieto che questo rientri tra gli elementi di convergenza identificati nel quadro degli IGN e che gli Stati membri delle Nazioni Unite abbiano collettivamente riaffermato, nel Patto per il futuro, il loro sostegno a questa ambizione. Questa iniziativa, tengo a precisarlo, non richiede il ricorso ad una riforma della Carta.
Cari co-presidenti,
Nello spirito del Vertice del Futuro, facciamo dell’80° anniversario delle Nazioni Unite un’occasione per intensificare i nostri sforzi a favore di un uso responsabile del diritto di veto. La Francia sarà presente, con i suoi partner che vorranno progredire verso un’autentica riforma del Consiglio di Sicurezza.
Grazie.