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La campagna di disinformazione della lobby della plastica per difendere il PFAS

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Senza PFAS, nessuna transizione verde, nessuna transizione digitale, niente più semiconduttori. Secondo i produttori, se si vietano i PFAS si garantisce la carenza di medicinali, la fine dell’autonomia strategica e della sovranità europea. Insomma, un disastro socio-economico senza precedenti. Poi, “I PFAS sono come i funghi”, dice Tefal, l’inventore della padella antiaderente: “Ce ne sono alcuni pericolosi e altri non pericolosi. » Quindi l’Europa è davvero sicura che debbano essere vietati?

Ogni campagna di lobbying ha i suoi argomenti. Non fa eccezione quella lanciata contro la proposta di “restrizione universale” (“uPFAS”) delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS). Proposto nel febbraio 2023 da Germania, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia nell’ambito del regolamento europeo Reach (registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche), “uPFAS” ha mobilitato da allora centinaia di lobbisti, dediti a difendere gli interessi di una quindicina di persone settori dell’industria. Duplicati, ripetuti, amplificati durante le riunioni, nelle e-mail, nei webinar o nei post su LinkedIn, gli argomenti di lobbying utilizzati da questi produttori si basano su dati affidabili e verificabili?

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