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“Il mondo sta entrando in una nuova era di dominio del capitalismo della finitudine”

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Un futuro presidente degli Stati Uniti che annuncia la sua intenzione di controllare (o addirittura assorbire) territori appartenenti ai suoi alleati, padroni di grandissime aziende che rifiutano le regole democraticamente imposte al loro funzionamento, leader e pensatori che chiedono lo scontro virile come modalità normale del funzionamento del capitalismo… Questi comportamenti creano confusione nella mente delle persone da diverse settimane.

L’ultimo libro di Arnaud Orain, direttore degli studi della Scuola di Studi Avanzati in Scienze Sociali (EHESS), dal titolo Il mondo confiscato. Saggio sul capitalismo della finitudine (Flammarion, 368 pagine, 23,90 euro), offre una prospettiva storica di questi comportamenti. L’autore definisce come “capitalismo della finitudine” l’atteggiamento dei grandi attori economici, privati ​​e pubblici, di fronte alla consapevolezza della finitezza delle risorse mondiali. Mentre il capitalismo competitivo si riferisce alla capacità degli esseri umani di creare oggetti e arricchirsi attraverso il loro scambio (visto come un gioco a somma positiva), quello della finitudine si concentra sull’insormontabile rivalità attorno alle risorse naturali che sono gli oceani. (spazi commerciali marittimi e risorse ittiche e minerarie), terra (coltivabili e rifugi di risorse minerarie) e lavoro umano. Mira all’appropriazione – essenzialmente con la forza e, in ultima analisi, sanzionata dalla legge – di queste risorse da parte di attori abbastanza potenti da portarla avanti: grandi aziende o Stati, spesso entrambi insieme.

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Il cuore dell’opera offre una cronologia che dimostra che il mondo sta entrando da circa dieci anni in una nuova era di dominio di questa forma di capitalismo, dopo una prima nell’era moderna (XVIIe e 18e secoli) e un secondo tra il 1880 e il 1945. Si estende il pensiero di Fernand Braudel, che distingue quelli che chiama rispettivamente “economia” (competitivo) e “capitalismo” (monopolista). Due sistemi che lavorano in parallelo, senza dinamiche chiare tra loro: il primo per gli scambi ordinari a media distanza, tipicamente nazionale, il secondo per quelli a lunga distanza, tipicamente internazionali.

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