L'FC Nantes ha deciso di non donare l'intero ricavato a Drancy dopo la 32esima finale della Coupe de France. Il distretto di Seine-Saint-Denis denuncia questa decisione e le parole di Waldemar Kita. Scopri il lato negativo di questa controversia tra Calcio professionistico e amatoriale.
Una nuova polemica scuote il mondo del calcio francese dopo la 32esima finale della Coupe de France tra JA Drancy, club della National 3, e FC Nantes, residente nella Ligue 1. Al centro dei dibattiti: la scelta delle Canarie di non farlo non lasciare l’intera quota degli introiti al club dilettantistico, come è consuetudine in questa competizione intrisa di valori di condivisione e solidarietà tra “piccoli” e “grandi”.
L'FC Nantes scelto
Il giorno dopo la qualificazione del Nantes con il punteggio di 4 gol a 0, il presidente del JA Drancy Alain Melaye non ha usato mezzi termini per criticare l'atteggiamento del club della Loira. Secondo quanto riferito da una fonte vicina alla questione, l'allenatore si è rammaricato di dover effettuare “un bonifico di 13.000 euro al popolo del Nantes mentre il club dispone di un budget di diverse decine di milioni di euro”. Una decisione considerata deplorevole da parte di un “grande” nei confronti di un “piccolo” nello spirito della Coupe de France.
Waldemar Kita si giustifica
Di fronte alla polemica emergente, il presidente dell'FC Nantes Waldemar Kita è intervenuto per giustificarsi. In un commento ad un organo di stampa sportivo, ha ricordato che “i club professionistici non sono mucche da mungere”. Il leader si è rammaricato di “una mancanza di buone maniere” da parte di Drancy durante l'accoglienza dei Nantes allo stadio Bauer di Saint-Ouen, teatro dell'incontro. Rimostranze che giustificherebbero quindi, secondo lui, non lasciare la totalità delle entrate al club della Seine-Saint-Denis.
Il quartiere Seine-Saint-Denis si fa avanti
Senza contare sulla reazione del distretto calcistico della Seine-Saint-Denis. In un comunicato stampa pubblicato sul suo sito web, l’organismo ha espresso il suo “stupore” per le dichiarazioni di Waldemar Kita. Pur riconoscendo all'FC Nantes “la libertà” di non partecipare alla ripartizione dei ricavi, il distretto ha tuttavia giudicato le accuse del Nantes “ingiuste e diffamatorie nei confronti di un club storico del nostro dipartimento”.
Processo ingiusto e diffamatorio da parte dell'FC Nantes contro un club storico del nostro dipartimento.
Distretto calcistico di Seine-Saint-Denis
Il distretto ha approfittato di questo aggiornamento per “salutare il viaggio di JA Drancy e del Football Club 93 […] che hanno accolto i club della Ligue 1 nel nostro Dipartimento e li hanno trasformati in feste popolari e familiari”. Una soddisfazione che contrasta con le critiche mosse dall'FC Nantes.
Calcio professionistico vs dilettantistico: lo scontro di valori
Al di là delle polemiche, questo episodio evidenzia il crescente divario tra calcio professionistico e calcio dilettantistico. Da un lato i club con budget XXL i cui leader diventano sempre più esigenti. Dall’altro, i club dilettantistici con mezzi limitati che vedono nella Coupe de France una boccata di ossigeno finanziario ma anche una vetrina per i propri valori di condivisione e convivialità.
Se i regolamenti non obbligano i club professionistici a lasciare le proprie entrate, molti scelgono di farlo nello spirito della “vecchia signora”, classe 1917. Una scelta sempre meno scontata in un'epoca in cui denaro-roi detta legge nel calcio. affari, anche quando si tratta di affrontare i “piccoli ragazzi” nella Coupe de France. L'uscita di scena di Waldemar Kita, che solitamente non si risparmia nelle frasi fatte, ne è il triste simbolo.
Una Coupe de France a due velocità?
Alcuni lo vedranno come il segno di una Coupe de France a due velocità, dove “grande” e “piccolo” non rientrano più nella stessa categoria, dentro e fuori dal campo. Il rifiuto dell'FC Nantes di condividere la sua ricetta con Drancy ne è un esempio. Al punto da mettere in discussione la correttezza e la magia di una competizione vecchia più di un secolo? Il futuro ce lo dirà, anche se il male sembra profondo poiché il calcio professionistico si è allontanato dalla sua base.
Nel frattempo, JA Drancy e gli altri “pollicini” di Seine-Saint-Denis possono contare sull'appoggio del loro distretto. Un quartiere che non esita ad attivarsi per ricordare ad alcuni “grandi” le loro responsabilità. Non sono sicuro che ciò basti a colmare il divario tra il calcio amatoriale e quello professionistico. La Coupe de France e la sua condivisione di valori sono ancora una volta le vittime collaterali.
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