“Così com’è, questo tunnel ha pochissime possibilità di passare. Dobbiamo essere onesti”. Dall’altro capo del filo, il parlamentare federale Charles Juillard fatica a nascondere il suo pessimismo.
A lui e agli altri tre rappresentanti del Giura bernese spetterà infatti ora il compito di salvare la famosa circonvallazione sotterranea tra Delémont e Les Riedes-Dessus, dopo che l'Ufficio federale delle strade l'ha cancellata dai progetti della strada Delémont-Basilea corridoio. Piani che saranno trasmessi al Consiglio federale.
“Il risultato del voto del 24 novembre sul prolungamento delle autostrade non ci aiuta affatto (ndr: il Giura è il cantone svizzero che ha rifiutato più chiaramente la proposta. Solo tre comuni hanno detto sì), continua il centrista. Adesso è molto più complicato vendere un progetto del genere. Dovremo far passare un po’ il tempo e cercare di infilare questo tunnel in un programma futuro.
“Un’eresia”
Tuttavia Ajoulot si dice ancora convinto che questa variante rappresenti la soluzione migliore, “anche se resta lontana dalle consuete quote di redditività”. Per lui, invece, il tunnel urbano previsto, che partirebbe dall'ingresso di Delémont e uscirebbe a Colliard, “è un'eresia”. Pericolo di inondazioni, problemi alla riserva naturale di Colliard, sottolinea.
Miraggio sfuggente
Ma non possiamo sottrarci alla domanda: il Canton Giura non ha forse perso il treno molto prima? Di questo corridoio stradale si parla qui da quasi venticinque anni. Da quasi venticinque anni sogniamo quasi lo stesso tunnel tra la parte est della città e Riedes-Dessus. E nel momento in cui le cose si stanno finalmente muovendo nel dossier N18, quest'opera d'arte faraonica assomiglia ancora a un miraggio sfuggente, visto da Delémont.
Gli archivi colpiscono: già nel 2002 si parlava di ridurre il viaggio tra Delémont e Basilea da 45 a 30 minuti e di un tunnel” di 3,6 chilometri, stimato in 400 milioni, che partisse a est di Courroux e finisse tra Soyhières e Liesberg”.
All'epoca fu Pierre Kohler, seduto al posto attuale di David Eray, a portare avanti il progetto. È convinto: se la sua idea fosse riuscita a superare la commissione parlamentare e a essere proposta al Parlamento prima della sua partenza, “avremmo finito il lavoro adesso. Ho avuto ottimi contatti con i funzionari federali di allora, questo progetto aveva buone possibilità di successo.” Ma il dossier è stato rinviato per ragioni politiche personali, ritiene l'ex ministro, “per cui non potevo completarlo prima di partire. Ero molto arrabbiato in quel momento”.
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