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La Francia mantiene il suo posto nella Commissione von der Leyen II

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C'è uno degli indicatori di influenza più esaminati a Bruxelles: la composizione dei gabinetti dei commissari europei è stata appena rivelata. Frutto di un’intensa attività di lobbying da parte degli Stati membri a partire dall’estate, questo esercizio diplomatico la dice lunga sugli equilibri di potere all’interno dell’esecutivo europeo. E, per la Francia, i risultati sono tutt’altro che trascurabili nonostante una situazione politica nazionale che suscita giudizi severi e preoccupati.

Con otto incarichi strategici, tra cui un capo di gabinetto – da Bertrand L'Huillier al commissario Stéphane Séjourné – la Francia resta, con la Germania, in cima alla classifica delle nazionalità più rappresentate. Una performance che conferma la capacità francese di collocare i suoi alti funzionari pubblici in posizioni chiave, anche se la Germania ha sostituito quattro capi di gabinetto ma meno deputati.

Francia e Germania mantengono la loro posizione

“In effetti, è la stessa bassa marea di prima. Ciò nonostante un rafforzamento francese nel gabinetto della stessa Ursula von der Leyen”, sottolinea il campo francese. A settembre, infatti, il presidente della Commissione ha integrato Alexandre Adam, ex sherpa europeo di Emmanuel Macron, come vice capo del gabinetto guidato dal tedesco Björn Seibert. Un modo per riequilibrare il tandem germanico che guida la Commissione.

Con sette posti di vicecapo di gabinetto rispetto a un unico capo di gabinetto, la Francia punta su posizioni meno esposte ma ugualmente strategiche nella macchina di Bruxelles. Estelle Göger si ritrova al fianco di Stéphane Séjourné. Da franco-tedesco possiamo quindi attribuirlo a Parigi e Berlino senza far arrabbiare nessuno “anche se è un po' più francese”, confidiamo nei corridoi della Commissione.

Troviamo anche Laure Chapuis-Kombos con l'Alto Rappresentante Kaja Kallas, Anne Fort con il Commissario alla Difesa Andrius Kubilius, Roland Sourd nell'ufficio del Commissario Jozef Sikela (Partenariati internazionali), Florentine Hopmeier con il Commissario Piotr Serafin (Bilancio) e Sophie Alexandrova nell'ufficio della Commissaria Ekaterina Zaharieva (Innovazione e Gioventù). Portafogli che coprono gli interessi della Francia all'estero…

Ancora più rivelatore è il profilo dei candidati francesi. Tutti sono esperti riconosciuti della macchina europea, esperti nelle sottigliezze di Bruxelles. Una generazione di alti funzionari pubblici che hanno imparato le loro competenze nelle istituzioni e hanno una perfetta padronanza dei codici del potere comunitario.

Berlino domina i capi di gabinetto

Di fronte a questa presenza francese, la Germania mostra posizioni forti con quattro capi di stato maggiore. Non è solo una questione numerica. Ciò rivela anche una strategia di influenza ben congegnata da parte di Berlino, che ha collocato i suoi alti funzionari in posizioni chiave nell'agenda economica europea: Bernd Biervert, che guiderà la squadra di Maros Sefcovic per il Commercio (pensiamo al Mercosur) e la Sicurezza economica, Michael Hager insieme a Valdis Dombrovskis per l'Economia (ciao deficit francesi!), e Andreas Schwarz insieme a Ekaterina Zaharieva per Startup, Ricerca e Innovazione.LEGGI ANCHE Cosa rivela il doloroso accordo raggiunto sulla commissione von der Leyen IIQuesta presenza è rafforzata da una rete di deputati strategicamente posizionati. Facciamo un caso a parte di Estelle Göger nell'ufficio di Stéphane Séjourné, troviamo Astrid Dentler con Wopke Hoekstra su Clima, Net Zero e Crescita pulita, Max Uebe al fianco di Roxana Mînzatu per People and Skills, Joachim Herrmann nel team di Michael McGrath su Democracy, Justice and lo Stato di diritto. Una rete che copre così le priorità tedesche: competitività economica, transizione verde e innovazione tecnologica. Il trio Biervert-Hager-Schwarz, in particolare, costituisce un significativo asse di potere sulle questioni economiche e industriali, confermando l’influenza preponderante di Berlino nella nuova architettura della Commissione Europea.

I sottili equilibri di Bruxelles

Se il duo franco-tedesco continua a lasciare il segno nell'amministrazione di Bruxelles, il Belgio approfitta della sua posizione di paese ospitante per collocare quattro dei suoi connazionali in posizioni chiave. Questa mappatura delle influenze rivela anche alcune sorprese. L'Italia mantiene una presenza d'onore con tre posizioni, mentre i Paesi dell'Europa Centro-Orientale guadagnano visibilità, anche se la loro rappresentanza resta modesta. Un riequilibrio geografico che non mette sostanzialmente in discussione il predominio del triangolo Parigi-Berlino-Bruxelles.


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Risposta

I Paesi Bassi mantengono un'influenza più modesta ma mirata, con in particolare Esther de Lange, ex eurodeputata, a capo dello staff di Christophe Hansen (Agricoltura e alimentazione), e Jan Van den Bossche come suo vice, nonché Johannes ten Broeke a capo del il gabinetto del loro commissario nazionale Wopke Hoekstra (Clima e crescita pulita).

La Francia, che ha fatto della “sovranità europea” il suo cavallo di battaglia, dispone quindi di preziosi supporti per portare avanti la sua visione. Resta da vedere come questa influenza teorica si tradurrà in pratica, dato che la Germania ha un certo vantaggio numerico nelle posizioni di capo di stato maggiore. In realtà non è tutta una questione di “nazionalità”. Ci sono tedeschi che non aiutano particolarmente Berlino e, al contrario, francesi che non ascoltano Parigi. Bisognerà quindi vedere nella pratica quale leva reale consenta questo gioco di posizionamento.

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