Interrogati sui temi che li riguardano più “personalmente”, i francesi pongono al primo posto le “difficoltà in termini di potere d’acquisto” (38%), davanti alla “protezione dell’ambiente” (23%) e al “livello di delinquenza” (22 %), secondo questo studio sulle “fratture francesi” per “Le Monde”, il Centro di ricerche politiche di Sciences Po (Cevipof), la Fondazione Jean-Jaurès e l'Istituto Montaigne.
La questione del potere d’acquisto è considerata una priorità, tranne che tra i sostenitori del partito di destra Les Républicains (LR), che sono preoccupati soprattutto per il “livello di delinquenza” (34%). Tra i sostenitori del Raggruppamento Nazionale, è soprattutto “il livello di immigrazione” (50%) ad essere al primo posto.
Un’altra lezione da questo sondaggio: la Francia “è in declino” per quasi nove francesi su dieci (87%, 18 punti in più rispetto alle elezioni presidenziali del 2017).
Nuovo scioglimento
“I francesi sono inorriditi, addirittura paralizzati, dagli eventi di estrema violenza di cui sono testimoni, dal vivo o attraverso i media”, analizza Brice Teinturier, vicedirettore generale di Ipsos.
Ma il 53% di loro ritiene che “non sia irreversibile”. E solo il 3% dei francesi si dice “soddisfatto o pacifico” quando gli viene chiesto del loro sentimento di appartenenza a un paese “arrabbiato e molto anti-establishment”. Sulle risposte da dare, quasi un terzo dei francesi (31%) vorrebbe un nuovo scioglimento dell'Assemblea nazionale dopo quello deciso il 9 giugno, mentre il 52% di loro è favorevole alle dimissioni di Emmanuel Macron.
La Francia vive da sei mesi in un clima di crisi politica e le elezioni legislative anticipate non hanno prodotto la maggioranza. E il primo ministro Michel Barnier corre il grave rischio di essere censurato sui testi di bilancio 2025 dalle voci dei deputati della sinistra e del Raggruppamento Nazionale.
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