Par
Jean-Claude Bonnemère
Pubblicato il
25 novembre 2024 21:24
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Violenza, rapimento e sequestrosono queste le tre incriminazioni, che hanno motivato la citazione di tre imputati davanti al Tribunale penale di Cahorsquesto giovedì 21 novembre 2024.
Alla chiamata di Il presidente Olivier Batailléil primo imputato (T.), 26 anni, risulta libero. Si avvicina al bar, ben presentato, in abito elegante. Il secondo (A.), 21 anni, arriva sotto scorta, un tipo “piuttosto comodo”, in maglietta, a braccia scoperte. Per quanto riguarda 3e(B.), non dava segno di vita. Due di loro provengono dall'Algeria.
Il presidente ricorda agli imputati che sono sotto processo per atti avvenuti a Cahors, rue Saint André, nel centro della città, il Mercoledì 3 maggio 2023 alle 3 del mattino.
Notte di terrore per due donne nel cuore di Cahors
La scena è stata parzialmente ripresa dalle telecamere di videosorveglianza del Comune e da testimoni, dai piani affacciati sulla strada.
Un'auto si precipita in rue du Portail Alban con tre uomini a bordo: i tre imputati convocati all'udienza di oggi.
Almeno due di loro aggrediranno le due ragazze che cercavano. Uno degli individui (T.) schiaffeggia MMe S., che si diceva fosse “la sua fidanzata”, lo ha poi fatto cadere continuando a colpirlo. Gli investigatori hanno trovato tracce di sangue a terra e nel veicolo. Allora, mMe S. viene costretta a salire sul veicolo, così come la seconda figlia (MMe Z), che non rileva alcun riscontro, sulle immagini registrate.
Il veicolo esce di scena dirigendosi verso il parcheggio dell'Archipel a Cahors, dove continuano “le spiegazioni”, prima di disperdersi.
L'auto si dirige verso la costa mediterranea
T. riprende il volante con MMe S, direzione Palavas-les-Flots (una decina di km da Montpellier). A. è stato fermato giovedì a Cahors dalla polizia nazionale. T. dal canto suo, verrà stretto due giorni dopo in un albergo in riva al Mediterraneo, in compagnia della giovane S., di cui si presenta come fidanzato.
Nel corso dell'udienza la Corte cercherà di comprendere il grado di colpevolezza di ciascuno degli imputati, dai quali risulta che hanno agito di concerto.
Questo attacco notturno sarebbe stato motivato dal fatto che T. non sopportava che MMe S. ha vissuto la sua vita come voleva e con qualcuno diverso da lui.
Interrogato dal tribunale, T. ha dichiarato di aver “solo scosso un po' MMe S.” In ogni caso, per ascoltarlo, era intervenuto per il suo bene, perché MMe Si diceva che S fosse “in cattiva compagnia” e che “stasse cercando di tirarla fuori dalle sue stupidità” e anche perché beveva alcolici.
– “Volevo impedirgli di bere e aiutarlo a stare meglio!” » dice t.
– “Ma perché l’hai picchiata? » chiede più volte la corte.
– “Quella sera io, che non bevo mai, ero sotto stress ed ero ubriaco. Il comportamento di MMe S. mi ha fatto uscire da me stesso. L'alcol ha preso il sopravvento. Riconosco la violenza, ma è colpa dell’alcol! “, dichiara.
– “Smettila di ripetere che è colpa dell’alcol, perché è un’aggravante!” » continua uno dei giudici.
– “L’hai comunque trascinata in macchina!” » rileva ancora la corte.
– “L’ho tenuta per il braccio, ma non si è avvicinata con la forza. Sa che posso solo portare il meglio nella sua vita! » ribatte T. che non dubita di nulla.
Si rileva nei verbali che le due giovani non hanno fornito assistenza alle forze dell'ordine, per timore di ritorsioni.
Il tribunale riporta il passato giudiziario di ciascuno degli imputati, che si contendono condanne, segnati da violenza e narcotici…
Attacco di follia in piena corte, il detenuto torna in carcere manu militari
Da tempo A. borbotta sul banco degli imputati, intervenendo a tratti ea sproposito e il presidente Bataillé lo avverte che così non si può continuare. A. sembra calmarsi, finché non vengono menzionati i suoi precedenti penali. E lì l'imputato alza la voce, non ascolta più nessuno, finché il presidente non ne ordina il ritiro. I tre agenti del Servizio Penitenziario hanno sequestrato A. per estrarlo dall'aula e rinchiuderlo in carcere. Allora c'è un'ondata di grida e di vociferazioni! A. si dibatte e urla nei corridoi. Arrivato in prigione, il pazzo è fuori di sé, furioso. A. ha scatenato la violenza, sbattendo con tutte le sue forze contro i muri e il cancello, generando un rumore assordante. Il presidente dà quindi l'ordine di riportare A in prigione immediatamente. L'udienza riprende con la continuazione dell'udienza di T.
MMe il sostituto procuratore Morgane Raffy chiede a T. se dopo tutti i colpi inferti alla giovane, abbia pensato di portarla in ospedale, soprattutto perché la sua caduta a terra avrebbe potuto avere gravi conseguenze sulla sua salute.
– “Stava molto bene, nessun livido, nessun segno che avesse bisogno di cure! » risponde sicuro di sé.
– “Quando siamo nell’oscurità, c’è sempre una luce per illuminare il futuro! » dichiara T., citando un autore sconosciuto. Spiega alla corte che il fatto di essere posto sotto controllo giudiziario nella regione parigina gli permette di ritrovare un punto d'appoggio nella società, prima lavorando “sottobanco”, poi in modo regolare. A T. viene vietato di ritornare al Lot. Assicura di non voler tornare a “Cahors”, “per evitare cattive compagnie”.
“Perché queste donne non volevano piegarsi alla loro volontà”
MMe Raffy sostiene con forza e chiarezza le incriminazioni di “arresto, rapimento e sequestro”. Nota come le due donne non volessero essere riconosciute come vittime, perché avevano tanta paura. Lei sostiene che i fatti di violenza sono fuori dubbio, soprattutto perché compaiono nei video, contemporaneamente alle grida delle giovani donne. Il magistrato accetta la premeditazione, perché insiste: “gli imputati hanno voluto andare a trovare la giovane S. per spiegarle che lei non è libera in quello che deve fare o non fare”. Sottolinea che A., il conducente del veicolo, si è prestato per questa operazione, pur avendo avuto tutte le possibilità di dire di no. Il magistrato ritiene che MMe S. ha subito un pestaggio. Quanto alla seconda ragazza, interrogata dalla polizia, dichiarò “di essere stata rilasciata lei e non la sua amica MMe S.” che corrobora la prova del sequestro.
Ricordando che tali atti sono punibili con 10 anni di reclusione, si richiede la condanna dei tre imputati:
– 3 anni di carcere per A.
– 4 anni di carcere per il B. con mandato di cattura,
– 4 anni di reclusione per T. con interdizione di porto d'arma per 10 anni e mandato di interdizione.
L'avvocato difensore voleva evitare l'incarcerazione del suo cliente
Me Hemza El Moujaddide, avvocato parigino, di T. sottolinea la presenza e il buon comportamento del suo cliente all'udienza, mentre uno di loro non si è presentato e l'altro ha suscitato scandalo. L'avvocato ritiene che non sia possibile dimostrare che la giovane sia salita a bordo del veicolo sotto costrizione. Nota che non è stato registrato alcun ITT relativo a possibili infortuni. «Dire che le giovani donne non si presentano all'udienza perché avrebbero paura sembra inverosimile! » dichiara.
Ai suoi occhi, la richiesta di una pena detentiva di 4 anni per il suo cliente viene definita “sproporzionata”. Chiede una pena mista con la parte agricola aggiustabile, affinché T. possa proseguire il suo reinserimento sociale.
La corte poi si ritira per deliberare.
Partecipa al processo e poi scompare in libertà
Al ritorno dal tribunale l'imputato T. viene chiamato al banco dei testimoni, ma nessuno risponde. Il suo avvocato intercetta il suo numero di cellulare per provare a contattarlo… Invano! T. è ricercato un po' ovunque, la scaletta perduta, la zona toilette, il giardino esterno… Nessuno! Il tribunale si rassegna a pronunciare le sentenze in assenza dei tre imputati. Tutti e tre furono giudicati colpevoli delle accuse e condannati a:
– per A. (l'imputato arrivato e uscito sotto scorta): 3 anni di reclusione e mandato di rinvio a giudizio,
– per B. (assente): 4 anni di reclusione e mandato di cattura a suo carico,
– per T. presente al processo, ma uscito prima della pronuncia della sentenza: 5 anni di carcere con 10 anni di interdizione dal dipartimento di Lot.
Non bisogna fare giustizia agli imputati…
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