Cooperazione transfrontaliera –
Svizzera e Italia unite contro l’immigrazione clandestina
Matteo Piantedosi e Beat Jans vogliono rafforzare la sicurezza delle frontiere, soprattutto da quando l’Italia ha deciso di non seguire più gli accordi di Dublino.
Pubblicato oggi alle 18:44
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La Svizzera e l’Italia vogliono “migliorare ulteriormente” la loro cooperazione sulla sicurezza delle frontiere. Al termine dell’incontro a Chiasso con il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi, Beat Jans ha constatato i risultati raggiunti ma anche le sfide ancora da superare.
La Svizzera ha dovuto farsi carico di un migliaio di richiedenti l’asilo da quando l’Italia ha deciso di non prendersi più cura dei richiedenti di cui sarebbe stata responsabile in base agli accordi di Dublino, a partire dal dicembre 2022, ha detto lunedì Beat a Chiasso (TI). Di questi, circa 390 hanno ricevuto una risposta positiva alla loro domanda di asilo, mentre gli altri sono in fase di allontanamento.
D’altro canto, gli accordi bilaterali conclusi con il vicino transalpino hanno permesso di rimpatriare in Italia circa 4’100 persone entrate clandestinamente in Svizzera, ha aggiunto il capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP).
Quest’ultimo si è detto fiducioso nella volontà e nella capacità dei due paesi di lottare efficacemente contro le reti del traffico e dell’immigrazione irregolare.
La collaborazione nell’ambito del centro doganale e di polizia, gestito congiuntamente al confine sud di Chiasso con pattuglie miste, è stata definita “buona”.
Non toccare Schengen
I due ministri hanno espresso l’interesse di entrambi i paesi a rinnovare l’accordo bilaterale di polizia. Beat Jans ha ribadito l’auspicio che l’Italia rispetti nuovamente gli impegni di Dublino, in particolare in vista del meccanismo di solidarietà previsto dal patto europeo su migrazione e asilo.
Ha inoltre affermato che lo spazio Schengen “non deve essere messo in discussione, perché Schengen è sinonimo di sicurezza per l’Europa”.
Da parte sua, Matteo Piantedosi ha ricordato la forte pressione migratoria che grava sul suo Paese, alle frontiere esterne di Schengen, che lo ha giustificato nella sospensione del suo impegno nel quadro degli accordi di Dublino. Questi definiscono la giurisdizione dei paesi per il trattamento delle domande di asilo, a seconda del background del richiedente.
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