Iniziato il 2 settembre, il processo sugli stupri di Mazan entra lunedì 25 novembre nel suo ultimo mese, con l'incriminazione dei due procuratori generali, Laure Chabaud e Jean-François Mayet, che dovrebbe durare fino a mercoledì. Il primo avvocato a patrocinare dovrebbe essere Me Béatrice Zavarro, per l'imputata principale, Domiinique Pelicot.
Almeno due giorni, forse tre: al processo Mazan, straordinario sotto tutti gli aspetti, si attende da questo lunedì 25 gennaio davanti al tribunale penale di Vaucluse, ad Avignone, un lungo rinvio a giudizio. Iniziato il 2 settembre, entrerà nel suo ultimo mese per concludersi prima di Natale.
Come sarà organizzato l'atto d'accusa?
Laure Chabaud e Jean-François Mayet, i due procuratori generali, si alterneranno a sostenere l'accusa contro i 51 imputati. Il peso è pesante e il presidente del tribunale penale di Vaucluse ha dato loro il tempo di riflettere, sospendendo l'udienza mercoledì 20 novembre, dopo le difese dei due avvocati di Gisèle Pelicot e dei suoi figli, Me Camus e Babonneau, parti civili .
I due magistrati devono spiegare perché, secondo loro, ciascuno è colpevole dei fatti di cui è accusato, e quale punizione, secondo le sue azioni e la sua personalità, sembra loro giustificata.
Quanto tempo dedicheranno a ciascun accusato? Un'ora? Venti minuti? In ogni caso bisognerà moltiplicare questo tempo per cinquanta e restare nei limiti fissati dal presidente Roger Arata, che vuole rispettare il suo programma. Hanno tempo fino a mercoledì sera, al massimo, per completare l'accusa. Cioè al ritmo quotidiano seguito finora dal processo, intorno alle trenta ore al massimo.
Quali sanzioni verranno richieste?
A quanto ammontano le condanne richieste per tutti questi uomini che sono venuti ad abusare, da una a sei volte, di Gisèle Pelicot che dormiva nella villa Mazan? A parte un imputato, processato per violenza sessuale aggravata, tutti sono processati per stupro aggravato da due circostanze, commesso “in incontro” con Dominique Pelicot e con la sottomissione chimica della vittima.
In teoria tutti rischiano vent'anni di reclusione penale: in termini assoluti, il calvario subito per dieci anni da Gisèle Pelicot potrebbe essere punito con 1.000 anni di carcere. Dietro questa cifra colossale, le requisizioni dovrebbero essere molto più basse per gli imputati che sono stati a Mazan una sola volta e non hanno precedenti penali.
“Oggi, la realtà delle condanne in tribunale penale o corte d’assise in Francia, per semplice stupro, è di circa dieci anni. Ma ci sono due circostanze aggravanti”. nota un penalista di Montpellier.
“Possiamo aspettarci requisizioni principalmente a una cifra, e due per i casi più gravi, diciamo tra 8 e 12, o anche 15 anni” dice un magistrato di Montpellier esperto in cause penali. Alcuni imputati si sono recati a Mazan fino a sei volte. L'organizzatore di questa terribile pratica, Dominique Pelicot, rischia non a caso la massima requisizione, vent'anni di carcere.
Come è organizzata la difesa?
La prima difesa della difesa sarà quella di me Béatrice Zavarro, avvocato di Dominique Pelicot, a partire da mercoledì 27 novembre se l'accusa termina prima, o più sicuramente giovedì 28. Seguirà quella del presidente dell'Ordine degli avvocati, me Patrick Gontard, per Jean-Pierre M., l'unico imputato a non essere processato per lo stupro di Gisèle Pelicot, ma di sua moglie, sedata su consiglio del settantenne di Mazan.
Venerdì 29 inizieranno le difese di coloro che, la minoranza, hanno ammesso i fatti, poi quelli della stragrande maggioranza che chiederanno l'assoluzione, al ritmo di tre avvocati al giorno, alcuni difendendo diversi accusati. L'ultima a far valere sarà Me Nadia El Bouroumi, entro e non oltre il 13 dicembre.
Quando verrà emessa la sentenza?
Il presidente ha programmato una deliberazione di più giorni, alla quale parteciperanno i cinque giudici togati e i loro assessori aggiuntivi, a partire da venerdì 13 sera. Avranno una settimana per prendere una decisione, entro venerdì 20 dicembre, ma forse prima, a seconda di come andrà il processo nell'ultimo mese. Con una posta forte, in caso di condanne con pene ferme e sostanziali: organizzare l'arresto in udienza e l'incarcerazione di una trentina di detenuti che appaiono liberi, dopo custodia cautelare di circa un anno per la maggior parte dei quali.
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