“Non credete agli editorialisti e agli editorialisti che vi direbbero che vedevano arrivare il risultato delle elezioni del 9 giugno 2024. Stanno mentendo”.
De Morgen ci garantisce: in tutte le redazioni del Belgio si è ritenuto che il voto fosse predeterminato, e “ci preparavamo ad analizzare un’altra domenica nera”.
Questo perché, da diversi anni, i sondaggi danno Vlaams Belang (“Interesse fiammingo”, VB) in cima alle intenzioni di voto, intorno al 27% nelle Fiandre. Immaginavano addirittura che questo partito di estrema destra arrivasse al potere nelle Fiandre alleandosi con la N-VA (Alleanza neo-fiamminga), perché i punteggi combinati di questi due partiti nazionalisti fiamminghi sembravano molto vicini a una maggioranza regionale. Il dado era (quasi) fatto, “Vedremmo quello che vedremmo”, scrivere L’ultima ora.
E ancora. Questo 10 giugno, all’indomani delle elezioni legislative, regionali ed europee, non è l’annuncio di una “domenica nera” a occupare le prime pagine dei giornali belgi, né il volto trionfante di Tom Van Grieken, boss del Vlaams Belang. Ma quelle di altri due uomini – da destra, ma decisamente meno: Bart De Wever e Georges-Louis Bouchez.
Bart e Georges-Louis
Il primo è presidente della N-VA, che contro ogni aspettativa è rimasta il partito guida nelle Fiandre (e quindi nel paese, visto che è la più popolosa delle tre regioni belghe).
Da circa quindici anni, questa formazione – molto liberale sull’economia, conservatrice sui valori e nazionalista fiamminga soprattutto –
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