Nel seminterrato della libreria Passerelle, una trentina di curiosi sono tornati alla Dole di 400 anni fa ascoltando Theodora Jordan-Mazzoleni, questo giovedì 31 ottobre. Quest'ultimo, con un master in storia medievale, tenne a Dole nel XVII secolo un convegno sulla stregoneria.e secolo.
Giustizia civile
In premessa, l'oratore ha ricordato che a quel tempo la Franca Contea era esclusivamente cattolica, a differenza di altre regioni dove si stava sviluppando il protestantesimo. L'Inquisizione – che era un'istituzione giudiziaria della Chiesa cattolica – istituita nel Medioevo per identificare, giudicare e punire l'eresia e le pratiche ritenute contrarie alla fede cristiana, era allora meno attiva nella Franca Contea rispetto ad altre regioni Francia o Europa. A Dole, gli imputati venivano spesso processati da tribunali civili, con anche la possibilità di ricorrere in appello al Parlamento di Dole, che all'epoca era la più alta corte di giustizia della Franca Contea.
Giustizia civile, certo, ma che non permise a Dole di sfuggire all’ondata di caccia alle streghe del XVII secolo.e secolo.
«La persecuzione delle streghe ebbe inizio nel 1604 con il primo editto repressivo, al quale seguirono altri tre editti dei sovrani e del parlamento», spiega Theodora Jordan-Mazzoleni. Ciò corrisponde anche alla pubblicazione di numerosi trattati, come il Discorso esecrabile degli stregoni di Henry Boguet della Franca Contea nel 1603.
Accuse spesso sfruttate
A quel tempo, era comune credere che il mondo fosse un tutto in cui il mondo spirituale e il mondo fisico fossero strettamente interconnessi. La strega è colei che rompe l'armonia e che in alcuni casi può essere chiamata anche a ristabilirla. “Ma per le autorità la pratica è sempre considerata diabolica”, precisa il relatore.
Attraverso gli esempi studiati da Theodora Jordan-Mazzoleni in documenti d'epoca, vediamo che le accuse di stregoneria vengono spesso utilizzate per sbarazzarsi di un vicino o di un parente e servono anche a riaffermare l'autorità locale del potere.
Per i condannati le pene sono severe, con, per i più fortunati, l'interdizione a vita dalla città e per gli altri la morte. I torturati subivano un'intera cerimonia con un corteo espiatorio in città, dovevano inginocchiarsi davanti alla collegiata o al municipio, prima di essere infine giustiziati mediante strangolamento alla maniera bedugue e i loro corpi ridotti in cenere.
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