Gli studenti di medicina insistono e firmano per boicottare le sessioni di esami. E questo, nonostante le diverse proposte avanzate dal Ministero dell’Istruzione superiore, della Ricerca scientifica e dell’Innovazione. Inoltre, ci dice il professor Abdallah Oulmaati, preside della Facoltà di Medicina e Farmacia di Tangeri, il dipartimento di vigilanza “ha interagito favorevolmente con tutte le richieste inquadrate dalla legge” avanzate dagli studenti. Quanto agli aspetti pedagogici, rientrano nelle responsabilità degli insegnanti, tiene a sottolineare. Allo stesso modo, insiste il nostro interlocutore, le varie mediazioni hanno prodotto proposte per risolvere la situazione, ma gli studenti continuano a restare sulle loro posizioni.
Adesso le facoltà sono aperte e gli studi si svolgono normalmente per i nuovi iscritti, e lo stesso vale per gli esami del settore farmaceutico, così come per la sessione eccezionale per il settore medicina, nota il preside. Per quanto riguarda il processo di riforma avviato, il professor Oulmaati ricorda che il Ministero ha coinvolto tutti gli attori interessati del settore. L’obiettivo è “realizzare una riforma mirata alla qualità degli studi medici in Marocco”. Tuttavia, di fronte a questa situazione, il professore si chiede se tutti gli attori coinvolti in questa dinamica di riforma non abbiano torto.
Va inoltre notato che dallo scoppio di questa crisi, il governo, attraverso il ministero di vigilanza, ha continuato a tendere la mano ai “boicottatori”. Inoltre, poiché la mediazione parlamentare non è riuscita a convincere gli studenti a ritornare nelle loro facoltà, il Mediatore del Regno si è messo in campo per cercare di trovare un terreno comune tra i protagonisti. Ed e, in un momento in cui si parla di “nuove proposte” per uscire dal tunnel.
Tuttavia, gli studenti si fanno un punto d’onore nel portare avanti il loro “movimento di protesta” di cui non conosciamo né i motivi né le reali motivazioni e tanto meno gli obiettivi dei leader della rivolta. Ma una cosa è certa, gli studenti sembrano decisi a ridurre la durata degli studi da sette a sei, segno che questo è il principale punto critico che impedisce la conclusione di un accordo tra le parti.
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