DayFR Italian

“Questo Marocco che mi è tanto caro”

-

E se il Marocco fosse un libro, uno splendido manoscritto custodito in una di queste belle case di Fez o Marrakech, una storia sussurrata dal vento della storia, un libro da leggere e rileggere, un’opera inesauribile che mescola la semplicità con la grandezza dell’anima, commuovendo dal racconto meraviglioso e crudele al tono picaresco plasmato da una fantasia stupefacente, mescolando i generi fino a stupire il lettore, il visitatore, il viaggiatore attento.

Sarebbe un libro che racconterebbe la condizione umana, le passioni per i colori e i sapori, le radici nella terra e la memoria come riferimento importante per i valori umanisti, la voglia di vivere nonostante le difficoltà rimanendo integri, degni e orgogliosi. . . Un libro che contiene altri libri, un romanzo nutrito di infinite storie, un’avventura dove scorre, tranquillo, il fiume della vita da cui emerge una forte tendenza alla spiritualità e alla moderazione dei sentimenti, vale a dire un rifiuto del fanatismo. Un libro della parola data e rispettata.

Fez: le foto più belle della città marocchina realizzate dalla GEO Community

“È un paese che esiste in diversi capitoli, diversi mondi”

Tutti quelli che hanno letto questo libro sanno di averne conosciuto solo una piccola parte, perché questo Paese non si arrende mai del tutto, non si dà come se fosse dilaniato dalla preoccupazione, come se avesse una debolezza da farsi perdonare, no , il Marocco apre le sue porte, dà le chiavi, coltiva la sua curiosità, mette in risalto la sua generosità, ma non si spoglia, non si spoglia mai del suo essere. Questione di modestia e tradizione, riconoscimento e fede nell’uomo, fede e celebrazione degli antenati. Saper essere presente pur essendo leggero, sottile, luminoso senza perdere nulla della sua complessità.

Alcuni dicono che ci sono diversi Marocco; è infatti un Paese che si divide in più capitoli, in più mondi, facendo della sua diversità una ricchezza attraente, seducente, esigente. Un libro modesto, non lo sfogliamo, ci sistemiamo, ci prendiamo il tempo per conoscerlo, il tempo per coglierne la bellezza e la complessità. Decidiamo di rinunciare all’impazienza, di optare per la lentezza per avvicinarci meglio al suo mistero. Che sia spazio o durata, che sia pianura o montagna, Mediterraneo o Atlantico, il cielo porta in sé una delle luci più belle ed enigmatiche.

Questo Marocco, come diceva il poeta Mohammed Khaïr-Eddine, è una favola che abbaglia e incuriosisce. Terra calda abitata da una primavera dai colori vivaci che morde le altre stagioni. Paese di città immutabili, Fez, eterna e immortale, Marrakech, vivace e mutevole, e altri luoghi che illustri viaggiatori hanno celebrato. È stato necessario che Eugène Delacroix (1832) e poi Henri Matisse (1912) si recassero in Marocco, soprattutto al Nord, affinché la sua luce continuasse ad incantare generazioni di artisti provenienti da tutto il mondo.

Ecco cosa scrive Delacroix marocchino nel suo diario del 28 aprile 1832:

“Sono più vicini alla natura in mille modi: i loro vestiti, la forma delle loro scarpe. Anche la bellezza è unita a tutto ciò che fanno. Noialtri, con i nostri corsetti, con le nostre scarpe strette, con le nostre ridicole cinture, siamo compatiti. La grazia si vendica della nostra conoscenza”.

Il Marocco di oggi ha preso le distanze dalle leggende, da questa pigrizia del tempo; è ossessionato dalla questione della modernità pur rimanendo attaccato ai fondamenti delle sue tradizioni, fonte essenziale della sua autenticità. È sulla strada dello Stato di diritto, del riconoscimento dell’individuo e dell’emancipazione della donna. Essere in cammino significa affermare una volontà politica, una determinazione chiara come quelle che segnarono l’inizio del regno di Maometto VI, che insistette sulla riforma della condizione della donna e della famiglia, aprendo i dossier di questi “anni di piombo” ” per rendere giustizia alle vittime della repressione e smantellare per sempre le strutture di questo sistema che ha fatto così tanti danni al Paese, alla sua popolazione e alla sua storia.

“Una nazione ben ancorata nella storia, un Paese con un’identità solida e inequivocabile”

Il volto del Marocco è stato offuscato dalle ripetute violazioni dei diritti umani. La sua immagine ha sofferto molto. Con il nuovo re, un nuovo Marocco annuncia una nuova era di ripristino e difesa delle libertà e della giustizia. Questa modernità alla quale il Paese sta lentamente accedendo si riconnette con esigenze che hanno segnato la sua storia.

Il Marocco ha sempre fatto della diversità geografica, linguistica ed etnica il fondamento della propria identità, una sorta di eccezione culturale che lo ha talvolta reso sensibile al punto da non sostenere alcuno sguardo critico. Il Marocco è una nazione ben ancorata alla storia, un paese dall’identità solida e inequivocabile anche se la sua popolazione è composta da arabi e berberi in proporzioni quasi uguali. È un’occasione per non subire gli strappi dell’identità, questo turbamento che talvolta sfocia nella violenza più brutale. Un paese culturalmente trilingue (arabo, berbero, francese) e separato dall’Europa solo da quattordici chilometri, è anche la porta dell’Africa.

È orgoglioso di aver resistito all’impero ottomano e anche di aver evitato di subire il destino della colonizzazione come è accaduto in Algeria. La Francia vi esercitò solo un protettorato. Il Marocco di oggi è attraversato dal movimento islamista. Questa società ha sempre privilegiato il dibattito e il dialogo. Molte confraternite hanno potuto sviluppare ed esercitare il loro amore per la spiritualità in tutta pace. Ma il Marocco non può esimersi dal metterlo in discussione. Un paese in cui ebrei e musulmani hanno convissuto in una bellissima simbiosi culturale, oggi afferma un Islam senza violenza, senza ideologia politica. Costruisce lo Stato di diritto e lentamente si democratizza di fronte all’impazienza di un giovane sopraffatto in certi casi dalla delusione o addirittura dalla disperazione.

Related News :