La Chiesa italiana segna un gesto di apertura autorizzando la possibilità di ordinare uomini omosessuali, purché rispettino l’impegno di castità. Questo approccio è stato ratificato da un documento provvisorio approvato dal Vaticano.
L’omosessualità non deve essere un ostacolo all’ordinazione sacerdotale in Italia. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha appena adottato un documento approvato dal Vaticano che apre la porta al sacerdozio agli uomini dichiaratamente omosessuali.
Pur sottolineando l’importanza del celibato, queste nuove regole aprono quindi parzialmente la porta dei seminari ai gay, a meno che non facciano della loro omosessualità uno standard, condannandoli di fatto a nascondere il proprio orientamento sessuale.
“Per quanto riguarda le persone con tendenze omosessuali che si rivolgono al seminario o scoprono tale situazione durante la loro formazione (…) la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario o al sacerdozio coloro che praticano l’omosessualità, manifestano un’omosessualità profondamente radicata tendenze o sostenere la cosiddetta cultura gay”, si legge nel documento di 68 pagine.
Forte di segnale
Per padre Joël Pralong, autore di un libro sull’omosessualità in rapporto alla Chiesa, questo è un segnale forte: “È un modo per rompere i tabù e l’ipocrisia, perché sappiamo molto bene che all’interno della Chiesa ci sono sacerdoti con un orientamento eterosessuale, ma anche omosessuale. E sono bravi preti quelli che chiama, dipende da chi chiama. non lavorare di alcuna sessualità.
La Conferenza episcopale svizzera non commenta la decisione presa dal suo omologo italiano. Ma precisa che la questione dell’omosessualità di un sacerdote non costituisce questione e che non costituisce criterio di esclusione dall’ordinazione, purché sia rispettato il requisito della castità.
Ma per le associazioni queer svizzere riconoscerlo ufficialmente sarebbe un passo importante.
“Il simbolo sarebbe davvero molto forte. E penso davvero che cristiani e cattolici in Svizzera siano estremamente aperti sulla questione, più di quanto si possa immaginare», sottolinea Judith Matter, copresidente di QueerVs.
Evoluzione dell’istituzione
Resta il fatto che questa decisione dell’episcopato italiano è un segno che l’istituto si sta evolvendo e che l’omosessualità non è più considerata solo un peccato.
“Quando diciamo che l’omosessualità è un peccato, dobbiamo stare attenti. Che cosa significa? Anche l’eterosessualità è un peccato se facciamo del male agli altri. L’importante è la persona che frantuma ogni caricatura”.
Aprendo le porte ai preti omosessuali, la Chiesa italiana ritiene che la maturità spirituale e il voto di castità abbiano la precedenza sull’orientamento sessuale.
Cedric Jordan/fgn