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Editoriale Courrier du Pays de Retz
Pubblicato il
8 gennaio 2025 alle 13:00
L’atmosfera è pesante questo martedì 7 gennaio 2025 nell’aula del Tribunale tribunale penale di Saint-Nazaire.
Al banco dei testimoni, l’uomo che ora ha 31 anni, ha gli occhi rossi, la testa abbassata, parla debolmente, si difende senza avvocato.
Al termine del banco delle vittime, il mammail cui figlio di 23 anni ha perso la vita il 2 ottobre del 2016, lo fissa.
Quella mattina, poco dopo le 5, all’uscita di una leggera curva, sulla strada dipartimentale 97, che collega Saint-Père-en-Retz a Clion-sur-Mer, a Pornic (Loire-Atlantique), l’autista “ha visto il Occhi del cane e del pedone troppo tardi”, ha detto, aggiungendo: “Ero nel panico, ho lasciato che la macchina finisse nel fosso e ho chiamato un amico”.
La vittima è stata ritrovata a A 45 metri dal punto di impatto. I servizi di emergenza sono stati chiamati qualche tempo dopo.
Sentito 58 giorni dopo i fatti, l’imputato avrebbe potuto farla franca comparindo su previa ammissione di colpevolezza (CRPC), senza l’insistenza della madre della vittima, assistita da Me Benoît Poquet.
Nessuna frenata
L’imputato spiega come ha trascorso la serata con gli amici e in discoteca. Quella mattina voleva tornare a casa: “Pensavo di poter guidare”.
Sebbene sia consapevole di esserlo alcolico e averne fatto uso narcoticinon ascoltò gli amici che gli consigliavano di dormire lì e si mise al volante della sua Volkswagen Polo.
Rispettando i 90 km/h, cinque minuti dopo, si verificò la tragedia, che fece dire al presidente: “Se non fossi stato ubriaco e sotto l’effetto di stupefacenti, pensi che il tuo comportamento sarebbe stato regolare? Non hai frenato! “.
Dal canto suo, la vittima aveva lasciato la casa familiare dopo a controversia con sua madre.
Mentre era in mezzo alla strada per farsi prelevare in autostop verso Nantes, due conduttori lo aveva evitato “frenando forte”.
Proprio come a pattuglia della gendarmeriache ha dichiarato: “Puzzava di alcol, ma non sembrava ubriaco”. I soldati gli consigliarono di accostarsi al lato della strada.
Cocktail mortale
In udienza, Me Poquet si rivolge al trentenne: “Aspettiamo risposte da poco più di otto anni, sapendo che ti sei messo al volante dopo aver bevuto otto bicchieri di vodka, fumato cinque spinelli, un pizzico di cocaina , o un cocktail mortale. Avete contestato i fatti fino al 2023, spiegatecelo. »
Risposta: “Perché i gendarmi avrebbero dovuto portarlo via, anche se riconosco la mia parte di responsabilità… Conosco il mio dolore, quindi capisco quello dei genitori della vittima”.
Non voglio più litigare, non ho assunto un avvocato, voglio che tutto questo finisca.
Quanto alla madre, ringrazia innanzitutto i giudici per aver approfondito questo caso: “Sono arrabbiata, dopo i fatti, ho allertato i giornali, ho scritto al presidente della Repubblica. Oggi è infelice, ma non ci credo, anche se mio figlio non era un angelo.
Vicino al fiasco legale
Prosegue il suo avvocato: “Tante sofferenze e incomprensioni, siamo arrivati molto vicini al fiasco legale. La prima custodia dell’imputato è durata appena tre ore, prima di essere inviato alla CRPC.
Sottolinea che prima dell’archiviazione si sono succeduti tre gip, aggiungendo: “L’ultimo gip ha salvato il caso”.
Lo ammette il pubblico ministero, che plaude alla determinazione della madre che ha portato a “rimettere sui binari il caso e indagare per andare a fondo”.
Il gip fa una osservazione: «Siamo di fronte a questo comportamento di delinquenti stradali che non esitano a mettersi al volante dopo aver abusato di alcol e droghe».
È sbalordito nel vedere che, dopo gli eventi, l’imputato lo è stato condannato due volte per la guida dopo l’uso di droghe.
L’imputato ha dichiarato di essere ancora in cura per la dipendenza dalla droga, ma di non bere più un goccio di alcol e di non guidare più, non essendosi recato a ritirare la patente in seguito alla sospensione.
L’accusa ha chiesto tre anni di reclusione, di cui uno sospeso per due anni, l’annullamento della patente e il divieto di riprenderla per due anni.
Verrà emessa la sentenza 26 marzo 2025.
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