Per rendere omaggio alle vittime dell’attentato a Charlie Hebdo, martedì 7 gennaio è stato organizzato un incontro in Place des Droits de l’Homme, a Besançon. L’emozione è stata forte. I Bisontini presenti furono segnati da questa tragedia. Rimangono “Charlie” più che mai, dieci anni dopo.
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“Non ne abbiamo più in magazzino, abbiamo venduto tutto”. Nella sala stampa di Besançon, poco prima di mezzogiorno, non c’erano più copie del nuovo Charlie Hebdo, uscito quella stessa mattina. Il numero speciale, per il decennale dell’attentato che uccise dodici persone il 7 gennaio 2015, ha avuto un grande successo. “C’era grande entusiasmo, c’erano gli habitué ma anche gente che lo compra più saltuariamente” dichiarato uno dei venditori.
A pochi passi dall’azienda, la spianata dei Diritti Umani si sta pian piano riempiendo. Giovani, pensionati, funzionari eletti, si avvicinano alla scrivania installata sotto un pergolato, davanti alla statua di Victor Hugo, già decorata con alcune matite lì collocate. “Siamo abbonati a Charlie da oltre 30 anni, era ovvio che sarebbe arrivato. 10 anni fa abbiamo vissuto questo orrore in uno stato di stupore. Abbiamo pianto molto. Ci fa ancora piangere, vedi”raccontano due pensionati, Christian e Sophie, con le lacrime che rigano le loro guance. “Compro Charlie da quando avevo 15 anni, quest’anno ne compirò 70”si confida Françoise con molta emozione negli occhi. “Sono qui perché ioHo l’impressione che la lotta per la laicità si stia attenuando sempre più. Prima dicevamo “Io sono Charlie”ora diciamo “Sono Charlie ma”. E questo “Di più” mi fa male”.
Un po’ più lontano, Maël ricorda quel terribile mercoledì di gennaio, aveva solo otto anni: “All’epoca ero giovane ma ho sentito i miei genitori che me lo spiegavano. A scuola ne avevamo consapevolezza, era davvero speciale perché non conoscevamo il terrorismo e, fortunatamente, e l’abbiamo appena scoperto, è stato terribile”. Era ovvio per lui venire questo martedì: “È essenziale essere presenti affinché la libertà di espressione continui in Francia. Soprattutto noi giovani il nostro ruolo è esserci perché è in gioco il nostro futuro”.
Intorno alle 12:15, il vicesindaco, Al posto del sindaco senza voce parla Abdel Ghezali: “La laicità non è un’opinione, è la libertà di averne una. La libertà di opinione e di espressione è una delle prime libertà”.dichiara. “La libertà di espressione va di pari passo con la libertà di stampa (…). Ogni individuo ha il diritto di esprimere i propri pensieri, le proprie idee, le proprie convinzioni, deve avere anche il diritto di essere informato e di poter diffondere informazioni”. “Poiché siamo ancora Charlie, dobbiamo continuare la lotta per la tolleranza, la pace e la libertà”. conclude il vicesindaco. Poi si osserva un minuto di silenzio, poi suona la Marsigliese.
Per Christian e Sophie, Charlie, “è libertà di espressione, libertà di stampa, diritto alla blasfemia, diritto a dire tutto, a scherzare, a prendersi gioco di tutti senza malizia”. “Non li conoscevamo personalmente, ma erano come amici, tra dieci anni saremo ancora lì a sostenerli”. Secondo Françoise, il giornale è un simbolo: “È irriverenza, è tolleranza, è luminoso, è gioioso, ci sono cose con cui non sono d’accordo ma è fondamentale sostenerle”.
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La popolazione di Besançon si è riunita per rendere omaggio ai membri della redazione di Charlie Hebdo, uccisi il 7 gennaio 2015.
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©Marianne Leroux / France Télévisions
Il raduno si conclude con un momento di contemplazione, alcuni pongono fiori, altri candele, per ricordare coloro che hanno perso la vita, perché stavano svolgendo il loro lavoro, quello di fumettista, giornalista o giornalista. poliziotto.