Nell’immaginario collettivo il banditore è rappresentato dietro un leggio, con il martello in mano, mentre elenca le offerte di acquirenti più o meno discreti. In realtà, questa professione (altamente regolamentata) richiede molta più abilità, finezza e sensibilità. Il banditore ha quindi due “cappelli”: una funzione giudiziaria e una seconda funzione cosiddetta “volontaria”.
“Mettiti nei panni delle persone” e mostra empatia
Nel primo caso, l’attività oggi comporta una fusione tra le professioni di ufficiale giudiziario e banditore, sulla base di una decisione del tribunale (risanamento e liquidazione giudiziale, tutela e curatela o anche successione a titolo tributario). Una recente riforma consente anche ai banditori di effettuare notifiche, denunce, espulsioni, ecc. Philippe Casal preferisce essere sincero: “Non è il mio lavoro, sono attività molto specifiche e distinte. Ognuno ha le proprie competenze nel proprio campo. »
Nel secondo caso si tratta di valorizzare e vendere beni legalmente mobili, per conto di terzi. Questo è il cuore della professione, che unisce la “caccia al tesoro”, cioè il ritrovamento di oggetti, e la stima.
La parte giudiziaria è spesso molto diversa, con un approccio sociale potenzialmente necessario. “Le forze dell’ordine sono una cosa. Possiamo farlo in modo umano o in modo estremamente duro”. Philippe Casal ha scelto. Preferisce “mettersi nei panni delle persone” e mostrare empatia.
Tra gli oggetti che non necessariamente ci si aspetta da un’asta, il nostro banditore si è ritrovato a vendere… limousine: “Non automobili, mucche”, ride. Si trattava in particolare di animali ad alto valore aggiunto grazie alle loro specificità genetiche.
Quando parliamo di animali, tocchiamo una delle soddisfazioni del banditore Ponot nei suoi 22 anni di carriera: “Sono riuscito a salvare gli animali che mi passavano per le mani, in particolare mucche e cavalli che, se necessario, potevano finire nel macello. Sono stato fortunato, perché non sei tu a scegliere i tuoi acquirenti. Ho incontrato clienti motivati non dal guadagno di denaro, ma dalla volontà di salvare gli animali”.
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