Mercoledì 7 gennaio 2015, alla fine della mattinata, un’onda d’urto ha attraversato il Paese. Al di là dello stupore, è l’esigenza di unirsi in omaggio alle vittime che si esprime molto rapidamente. A Niort, un migliaio di persone si sono radunate a fine giornata davanti a Les Halles su appello del presidente del consiglio dipartimentale, Éric Gautier. Gridano “Noi siamo Charlie!” » “Da quando ho sentito la notizia, sono stato devastato. È rivoltante” testimonia un partecipante.
Il sabato successivo, una marea umana, circa 6.000 persone, si è radunata nel centro della città di Niort, su appello del sindaco Jérôme Baloge e del consiglio comunale. Al termine di una marcia repubblicana c’è stato un lungo minuto di silenzio seguito da applausi davanti al municipio.
Più di 10.000 persone si sono radunate a Deux-Sèvres
Dal nord al sud di Deux-Sèvres, numerosi raduni organizzati o spontanei riflettono l’emozione, per un totale di 10.000 partecipanti. Una mobilitazione senza precedenti. 1.500 persone a Parthenay, 1.000 a Bressuire e Thouars, ma anche 500 a Mauléon e Saint-Maixent, 300 a Lezay, un centinaio a Béceleuf, un raduno avviato dagli studenti delle scuole superiori di Melle. Nel villaggio di Ardilleux è installato un monumento temporaneo fatto di matite.
A Échiré, una tipografia installa davanti ai suoi locali un manifesto con la scritta “Je suis Charlie”, per ricordare che un tipografo è stato preso in ostaggio dai terroristi dopo l’attacco al giornale. A Chef-Boutonne, Ciné-Chef trasmette il documentario È difficile essere amati dagli idiotidedicato alla causa intentata nel 2007 contro Charlie Hebdo per la pubblicazione delle caricature di Maometto (il giornale aveva vinto la causa).
Collegamenti con Deux-Sèvres
Se la stilista di Deux-Sèvres Catherine Meurisse è sfuggita all’attentato, due degli stilisti caduti sotto i proiettili dei terroristi avevano legami con Deux-Sèvres: Bernard Verlhac, “Tignous”, era stato ospite del Festival A2 Bulles di Niort nel 2013. Stéphane Charbonnier, “Charb”, aveva legami familiari nel dipartimento.
Istituti scolastici
Anche nelle scuole l’onda d’urto è immensa. Al collegio Gérard-Philipe di Niort, il muro espressivo situato nell’atrio riflette la desolazione, la tristezza e la resistenza: “Penso quello che voglio”è scritto sotto il disegno di una matita con la mina rivolta verso il cielo tinto di rosso. Nel corso sui media discutiamo del diritto alla caricatura e della libertà di espressione.
La settimana successiva, è stato nei punti vendita della stampa che l’emozione si è espressa: a partire dalle 5,30, la gente si è messa in fila alla stazione di Niort per acquistare questo numero tragicamente storico di Charlie. La Niort Press House si sciolse subito, come tutte le altre. Nel corso dei riassortimenti, ha venduto più di 2.500 copie in tre settimane. Fino ad allora venivano venduti generalmente cinque o sei numeri ogni settimana.
13 novembre e Samuel Paty
Se fossero senza precedenti, le manifestazioni che seguirono l’attacco contro Charlie sono stati purtroppo chiamati a rinnovarsi. Sabato 14 novembre 2015, 2.000 persone si sono radunate davanti al municipio di Niort, il giorno dopo la notte da incubo di Parigi.
Nell’ottobre 2020, è stato in reazione all’assassinio di Samuel Paty che migliaia di Deux-Sévriens si sono incontrati di nuovo per esprimere la loro paura. Nel corteo, a Niort, alcuni ancora brandivano cartelli “Je suis Charlie”.