Deficit diffusi
La graduale normalizzazione dei tassi ha soprattutto evidenziato deficit abissali in tutti i paesi – il risultato del costo colossale sostenuto per sostenere le economie sulla scia della pandemia. Perché se i mercati tollerano deficit considerevoli negli Stati Uniti, questi appaiono meno accettabili in Europa, dove probabilmente sono percepiti come strutturali e non supportati da una valuta di riserva, a differenza del biglietto verde.
La Svizzera, dal canto suo, si dimostra resiliente grazie ai suoi fondamentali solidi e alla stabilità del franco, divenuto un rifugio sicuro. È esente da deficit strutturali, il che gli conferisce un ampio margine di manovra in tempi di contrazione economica. La relativa immunità del Paese alle pressioni sui prezzi consente alla Banca nazionale svizzera (BNS) di avere una certa flessibilità in termini di politica monetaria.
Ma a lungo termine la forza del franco può costituire anche un handicap che grava sui risultati delle imprese svizzere. Questi ultimi saranno quindi chiamati a dimostrare agilità e adattamento per continuare a crescere nonostante la forza della loro moneta, mentre il loro principale partner commerciale, l’Europa, è sull’orlo del baratro economico, ma anche politico e sociale.
Il nuovo accordo
Le crisi evidenziano le fragilità e l’Europa appare oggi polarizzata e minacciata da una recessione, data l’assenza di una strategia economica coerente e l’insufficiente unità politica per rilanciare un progetto europeo in declino. velocità; l’evoluzione dell’euro testimonia questa crescente fragilità.
Il Regno Unito, dal canto suo, ha acquistato la propria indipendenza a caro prezzo con la Brexit, e solo la ripresa degli investimenti delle imprese gli consentirà di uscire dalla crisi nel 2025.
Per quanto riguarda la Cina, un tempo motore della crescita globale, è ora paralizzata dai suoi interventi statali. Dopo la pandemia ha perso il suo status di partner di fiducia. Le dichiarazioni di intenti di Pechino non bastano più; affinché il Paese riacquisti credibilità è necessario un cambiamento nell’ideologia politica.
L’India sta ora emergendo come leader in Asia. Sta diventando un attore economico di primo piano, con una crescita del PIL molto più elevata, mentre il Giappone, finalmente uscito dall’era deflazionistica, sta trovando una seconda ventata.
Il ritorno del protezionismo
In questo nuovo ciclo, caratterizzato da significativi differenziali di crescita all’interno dell’OCSE, da problemi endemici di deficit, nonché da tassi strutturalmente più elevati, i paesi si stanno rivolgendo verso l’interno per cercare di stabilizzare la propria attività economica. Il ritorno del protezionismo segna quindi la fine della globalizzazione come principale motore della crescita mondiale.
Solo le economie più veloci stanno andando bene. Gli Stati Uniti, più potenti che mai, beneficiano del boom tecnologico che ne stimola e finanzia l’espansione. Il ripristino delle barriere doganali, alimentato dalle rivalità commerciali, in particolare tra Stati Uniti e Cina, rafforza ulteriormente la supremazia americana. Inoltre, il populismo, presente ovunque, riflette l’inesorabile ascesa del nazionalismo.
L’atteggiamento dei leader politici solleva crescenti preoccupazioni circa il loro orientamento politico ed economico, mettendo in discussione l’apertura dei rispettivi mercati interni. La guerra in Europa sta ridefinendo il continente, rendendo la difesa una priorità nella spesa di bilancio. Il conflitto in Ucraina implica un cambiamento di dottrina in Europa, con il desiderio di una maggiore autonomia, accanto alla NATO, ma anche per quanto riguarda gli sviluppi tecnologici.
La Svizzera mantiene la sua credibilità
In questo contesto di sconvolgimenti, la Svizzera tende a distinguersi per la sua capacità di mantenere la propria credibilità. Secondo un recente studio di Deloitte Svizzera, nel 2024 ha mantenuto la leadership nella gestione patrimoniale internazionale in termini di dimensioni e competitività.
Il suo centro finanziario si è evoluto e ha prosperato per decenni in un mondo globalizzato. D’ora in poi, dovrà imparare a rimanere competitiva in questo ambiente frammentato a tutti i livelli – ai confini di un’Europa indebolita e in guerra, e di fronte ad attori di un nuovo ordine, come Singapore o gli Emirati Arabi Uniti. L’autonomia, l’indipendenza e la rapidità della BNS garantiscono alla Svizzera la stabilità e la credibilità della sua economia e della sua moneta. La preservazione della sua integrità, della sua neutralità e della continuità della sua politica rimangono essenziali per mantenere il suo status unico.