Abbiamo visto una “Notre-Dame de Paris” piena di drammaticità e musicalità

Abbiamo visto una “Notre-Dame de Paris” piena di drammaticità e musicalità
Abbiamo visto una “Notre-Dame de Paris” piena di drammaticità e musicalità
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Misure in sette battute, una partitura che richiede molte percussioni – ce ne sono anche nei camerini ai margini del palco –, costumi di Yves Saint-Laurent dai colori variopinti – come i colori delle vetrate di un cattedrale –, una coreografia con…

Misure in sette battute, una partitura che richiede molte percussioni – ce ne sono anche nei camerini ai margini del palco –, costumi di Yves Saint-Laurent dai colori variopinti – come i colori delle vetrate di un cattedrale –, una coreografia basata su gesti a scatti e salti frenetici: fin dalle prime battute, “Notre-Dame de Paris” è una festa per gli occhi e le orecchie. Creato nel 1965, questo balletto di Roland Petit mantiene una potenza immutata, e abbiamo avuto la sensazione di riscoprirlo durante la prima, questo 1 luglio, cinque anni dopo la sua entrata nel repertorio dell’Opera di Bordeaux.

Ciò è ovviamente dovuto alla forza del romanzo di Victor Hugo da cui è ispirato: questa storia in cui la zingara Esmeralda seduce e rimane intrappolata, e dove la bellezza e la bruttezza non sono necessariamente dove ce le aspettiamo. In quest’area, dobbiamo onorare la performance di Oleg Rogatchev nei panni di Quasimodo, capace di saltare e girarsi mantenendo la stessa postura sbilanciata per due atti. Soprattutto portare il tocco di umanità dietro l’aspetto del mostro attraverso la forza del suo sguardo e l’energia quasi infantile che dona al personaggio.

Tecnica impeccabile

Di fronte a lui, Mathilde Froustey è un’Esmeralda indipendente, una femme fatale, più vicina a Carmen che all’adolescente spensierata del romanzo, ma tenera quando impara ad amare Quasimodo. Per il suo primo ruolo importante al Grand-Théâtre, la ballerina stella si è affermata con le qualità che ci si aspetta da lei: tecnica impeccabile, linee superbe e un temperamento forte.

Primo ruolo importante anche per il giovane Tangui Trévinal nel ruolo di Phœbus, che qui mostra la sua eredità dalla scuola dell’Opera di Parigi: danza ampia, pulita e nobile. Ma probabilmente la più impressionante è l’altra star, Riku Ota, che interpreta un Frollo freddo, quasi robotico, le cui contraddizioni interne non esplodono. Tranne che incarnando in modo impeccabile la musica di Maurice Jarre, tesa, ritmata e drammatica. Il balletto dell’Opera di Bordeaux dimostra ancora una volta la sua musicalità, e funziona.

Fino al 12 luglio. Da 10 a 60 euro. opera-bordeaux.com

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