Potrà lo Stato continuare a funzionare e i dipendenti pubblici essere pagati, in caso di mozione di censura?

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Cosa accadrebbe se il governo fosse oggetto di una mozione di censura presso l’Assemblea nazionale, dopo un probabile utilizzo dell’articolo 49.3 a dicembre, per approvare il bilancio 2025 senza votazione?

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Pubblicato il 26/11/2024 09:36

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L'Assemblea nazionale, 12 novembre 2024. (IAN LANGSDON/AFP)

La minaccia di una mozione di censura incombe ancora su Michel Barnier, che continua la consultazione dei partiti politici, martedì 26 novembre, per cercare un accordo sui testi di bilancio. Ma in caso di dimissioni del governo dopo una mozione di censura, la Francia vivrebbe quello che negli Stati Uniti si chiama “shutdown”? Chiuderemo i rubinetti, per mancanza di accordo in Parlamento sul bilancio nazionale, paralizzando la macchina statale? Ebbene no, in Francia non accadrebbe nulla del genere. Per il semplice motivo che le nostre istituzioni sono costruite diversamente. La situazione che conosciamo oggi in Francia si è già verificata nel 1963 e nel 1980, ma il peggio è stato evitato grazie alla nostra Costituzione.

In Francia non esiste un tetto di spesa come negli Stati Uniti dove, se questo tetto viene raggiunto, i parlamentari devono accettare di votare per un’estensione del bilancio. In Francia abbiamo una Costituzione resiliente. In caso di rigetto del PLF, i testi prevedono la continuazione del funzionamento dello Stato, anche se con meccanismi giuridicamente complessi.

La Costituzione ha previsto tutto in caso di blocco totale, attraverso l'articolo 47. Si tratta di procedere per ordinanze, che consentono in particolare di riprendere il bilancio dell'anno precedente, di continuare a riscuotere le tasse e di coprire le spese. Concretamente, se si vota sulla censura e Michel Barnier utilizza l'articolo 47, usciremo nel 2025 con il bilancio 2024, cioè con entrate e uscite uguali. Ciò significa che abbandoniamo completamente il progetto di bilancio così come è attualmente in discussione all'Assemblea e al Senato.

Riprendere nel 2025 il quadro del bilancio 2024 è tutt'altro che conveniente perché, tra i due periodi, le spese sono aumentate senza necessariamente seguire le entrate. Ciò richiederà ovviamente sforzi seri, sia in termini di spesa pubblica che di prelievi.


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