In Kinds of Kindness, Yórgos Lánthimos ritorna alle radici meno gentili del suo cinema

In Kinds of Kindness, Yórgos Lánthimos ritorna alle radici meno gentili del suo cinema
In Kinds of Kindness, Yórgos Lánthimos ritorna alle radici meno gentili del suo cinema
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Fino a che punto saresti disposto ad arrivare per essere amato? Uccisione ? Taglia il tuo dito? Volare ? Rapire? I personaggi di Tipi di gentilezzail nuovo film del cineasta greco Lánthimos Yórgos, presentato al Festival di Cannes e svelato nei cinema il 26 giugno 2024, fa praticamente tutto questo. Peggio ancora, sembrano trarne un grande piacere, a scapito dell’orrore che colpisce il pubblico. Ritorno a favore di un regista che, a differenza dei suoi atroci personaggi, non si preoccupa di essere amato.

Dagli applausi al disgusto

Quando si apre Tipi di gentilezzasulla hit “Sweet Dreams” degli Eurythmics, il pubblico di Cannes applaude a ritmo, senza dubbio ancora affascinato dagli ultimi successi di Lánthimos Yórgos. Ricorda: nel marzo 2024, suo Povere creature è stato incoronato agli Oscar, in particolare l’incoronazione Emma Stone, la sua attrice preferita, ha vinto il titolo di migliore attrice (la seconda della sua carriera). O forse ci stava pensando La Favorita, il suo precedente lungometraggio, che dipingeva maliziosamente un ritratto al vetriolo della corte inglese del XVIII secolo. In realtà, Tipi di gentilezzail suo ultimo mostruoso, si avvicina al suo orribile Uccisione del cervo sacrouscito nel 2017 e la cui discutibile moralità della storia sembrava quasi più sconvolgente delle oscenità messe in scena.

Dalla seduta del Tipi di gentilezza, la gente abbandona i posti, furiosa, irritata, ripiena come oche di immagini, una più ripugnante dell’altra. Lungo due ore e quarantacinque minuti e scandito da tre storie con fili narrativi molto diversi (anche se uniti da un tema comune), il film flirta con l’indigestione totale, e avrebbe potuto indulgervi. Ma no. La stadiazione a freddo, anche completamente chirurgica Lánthimos ci prende per la gola, ancora una volta. Le sue inquietanti inquadrature dal basso, così come i suoi inquieti giochi di silenzio, agiscono su di noi come un trucco di magia: siamo ipnotizzati da una Emma Stone elettrico, A Jesse Plemon dal fascino discreto, ma terribilmente efficace.

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