Il promotore che voleva costruire 123 unità abitative a Noisy-le-Grand porta il municipio in tribunale

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Il promotore che voleva costruire 123 unità abitative a Noisy-le-Grand porta il municipio in tribunale
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Editoriale Seine-Saint-Denis

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24 giugno 2024 alle 7:14

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IL Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del comune di Noisy-le-Grand (Seine-Saint-Denis), che chiedeva l’annullamento di una sentenza che lo obbligava a rilasciare una licenza edilizia per la costruzione di un 123 nuove unità abitative sul suo territorio.

Un veterinario a causa della stanza dei rifiuti domestici

Blue Lemon Promotion, un promotore immobiliare con sede a Parigi, aveva presentato il 10 febbraio 2021 al municipio di Noisy-le-Grand una richiesta di licenza edilizia per un progetto previsto tra il n°39 bis e il n°49 del viale Souchetin sostituzione dei padiglioni esistenti.

Il sindaco (LR), Brigitte Marsigny, ha rifiutato questa richiesta di permesso di costruire l’8 luglio 2021, in particolare a causa “della superficie del deposito dei rifiuti domestici e dell’area di rimozione dei contenitori”. Questa decisione è stata poi impugnata dalla società davanti al tribunale di Montreuil, nel settembre 2021.

Lo ha sostenuto il promotore le motivazioni del rifiuto del Comune erano “infondate” e che era viziato da un “vizio procedurale per assenza di previo contraddittorio”. Il Comune, dal canto suo, si è basato su una precedente istanza depositata dalla società il 15 giugno 2020, e per la quale il progetto depositato il 10 febbraio 2021 era, a suo dire, “identico”. Ha concluso che la richiesta del promotore era giuridicamente “inammissibile” perché era troppo “tardi”.

Con sentenza resa il 6 aprile 2023, il tribunale amministrativo ha però ritenuto che i due progetti fossero in realtà diversi e che la richiesta, depositata entro il termine di legge di due mesi dalla pubblicazione del decreto comunale, fosse effettivamente “ammissibile”.

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Un “errore di diritto” commesso dai primi giudici

Il comune di Noisy-le-Grand ha quindi impugnato direttamente tale sentenza dinanzi al Consiglio di Stato. I primi giudici avevano commesso un “errore di diritto”, secondo lei, “mettendo in dubbio l’autenticità dei documenti” che aveva presentato “senza disporre dei documenti che sarebbero stati depositati in quella data” dal promotore immobiliare . Avrebbe dovuto essere almeno disposto un “misure di indagine”, ritiene il Comune.


Ha inoltre criticato il tribunale per “non aver comunicato la propria memoria difensiva” del 5 dicembre 2022, benché “prodotta prima della chiusura delle indagini”: conteneva “un elemento nuovo relativo a una questione essenziale per la soluzione della controversia”.

Ma «nessuno di questi mezzi è tale da consentire l’accoglimento del ricorso», giudica il Consiglio di Stato in una sentenza del 10 maggio 2024, appena resa pubblica. Il permesso di costruire “tacito” del promotore è quindi ora definitivo.

/RB (PressPepper)

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