A Draguignan, una mostra per onorare il ruolo dimenticato dell’esercito africano nello Sbarco

A Draguignan, una mostra per onorare il ruolo dimenticato dell’esercito africano nello Sbarco
A Draguignan, una mostra per onorare il ruolo dimenticato dell’esercito africano nello Sbarco
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Lo sbarco in Provenza nell’agosto del 1944 non riguardava solo americani e francesi provenienti dalla Francia continentale.

La mostra temporanea inaugurata venerdì 21 giugno 2024 nel salone d’onore della fanteria, nei distretti delle scuole militari di Draguignan (EMD), ripercorre il viaggio decisivo della 3a divisione di fanteria algerina (DIA).

Concentrato con una ricca storia

Gli abiti dei soldati nordafricani erano facilmente riconoscibili. Foto Arnaud Ciaravino.

Sebbene di dimensioni modeste, la mostra riassume in pochi manifesti il ​​ruolo fondamentale svolto dai fucilieri nordafricani – compresi gruppi di “goumier” Marocchini – nella liberazione della Francia. Un focus particolare è dato alle battaglie delle città portuali di Marsiglia e Tolone.

Ma anche un anno prima, in Italia, dove si trovavano i reggimenti di fanteria “riscuotere l’ammirazione degli alleati” concatenando “nel cuore di un inverno freddo e piovoso” diversi successi tattici durante la battaglia di Montecassino.

Nel Var, i membri della 3a DIA sbarcarono sulla spiaggia di La Foux il 16 agosto 1944, poi “si avviarono verso Cogolin […] attraversare i Mori e raggiungere Pierrefeu e Cuers dove dovranno dare il cambio agli americani.”

L’opportunità di mettere in risalto grandi figure militari come i generali de Lattre, de Monsabert o persino il colonnello Chappuis.

Pezzi eccezionali

Tra i reperti esposti fa bella figura un “Koumia”, il pugnale finemente decorato appartenuto ad un goumier marocchino. Foto Arnaud Ciaravino.

L’armamentario dei soldati nordafricani è esposto a volte dietro spessi vetri, a volte su manichini vestiti con abiti d’epoca.

Coltelli impressionanti, tra cui un “Koumia” e un “pugnale da trincea”mostrano dimensioni impressionanti e un’estetica curata.

Ma il fulcro non è un’arma, ma un messale, un libro liturgico: “È un documento unico, commovente, consumato dal tempo”precisa il colonnello Philippe Gusse, presidente del Museo degli Amici della Fanteria.

L’opera dal curioso destino è appartenuta al soldato del 3° DIA, Achott Arakelian, durante la campagna d’Italia. Suo figlio, Philippe, ha donato l’opera al museo.

La memoria è stata a lungo messa da parte

Questo messale andò perduto per molto tempo, prima di ritrovare il suo proprietario. Foto Arnaud Ciaravino.

Questa mostra è un modo “concentrarsi sull’esercito africano, soprattutto perché dimenticato nelle suddette commemorazioni”giustifica Marc Morillon, generale e storico in pensione.

Perché una tale riduzione della loro importanza? Una volontà politica, analizzano Pascal Delugeau, scrittore e biografo, e Michel Delannoy, storico locale, nel recente opuscolo Liberato Draguignan: “In questo periodo di pre-decolonizzazione […] le istituzioni della Quinta Repubblica erano riluttanti a promuovere la partecipazione dei soldati dell’esercito africano, pensando così di promuovere la coesione nazionale.”

E per aggiungere: “Alla fine del 1944, il comando effettuò lo “sbiancamento”, vale a dire la sostituzione dei soldati [africains] dai metropolitani, integrando gli ex combattenti della Resistenza […] et [s’appuie] sull’influenza americana nel non mostrare uomini di colore in combattimento”.

Per visitare il salone d’onore e la mostra temporanea dedicata alla 3° DIA, inviare una mail al seguente indirizzo: [email protected].

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