L’evidenza è finalmente diventata chiara, per Emmanuel Macron come per i suoi sostenitori, nel corso delle settimane di dibattito sul bilancio in seno all’Assemblea nazionale: il primo ministro Michel Barnier non seguirà le orme del presidente della Repubblica, dal quale tuttavia trae la sua fragile legittimità. Contrariamente a quanto avrebbe potuto suggerire al Capo dello Stato durante la sua nomina a settembre, il savoiardo non si ritiene vincolato dalla politica economica attuata da Emmanuel Macron dal 2017.
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All’improvviso, Michel Barnier ha messo in discussione, nel progetto di bilancio 2025, due principi fondamentali « Macronomica » : la stabilità della tassazione delle imprese e delle famiglie e l'esenzione dai contributi dei datori di lavoro. “Sul piano economico è stata presa una svolta, deplora il deputato rinascimentale Charles Sitzenstuhl: lo Stato sta ricostruendo le imprese. » Se alcuni membri dei repubblicani (LR) hanno criticato Michel Barnier per non aver rotto sufficientemente con il macronismo, la messa in discussione di questi due fondamenti è considerata un’eresia agli occhi dei macronisti, cosa che avrà presto l’effetto, allarmandoli, di rallentare la crescita. e distruggere posti di lavoro.
Tanto più che questo non è quanto inizialmente concordato tra i due capi dell’esecutivo. Il giorno dopo le elezioni legislative, mentre parlava discretamente con il segretario generale dell'Eliseo, Alexis Kohler, l'ex commissario europeo ha ottenuto il sostegno di quest'ultimo seguendo la linea dell'ortodossia macronista. Laddove un Xavier Bertrand o un Bernard Cazeneuve, attesi per Matignon, mettono in scena la loro fermezza contro il capo di Stato sconfitto alle elezioni, il settantenne mantiene un profilo basso, lasciando intendere che sarà un primo ministro “allineato”.
“Barnier era più abile degli altri”
Il suo posizionamento durante le primarie della LR del 2021 dà credibilità a questa posizione: sulle pensioni, ha chiesto un rinvio dell’età pensionabile legale a 65 anni. Al lavoro, ha detto che voleva “favorire il lavoro e il merito, a discapito dell’assistentato”in particolare sospendendo le indennità di disoccupazione “dopo due rifiuti di un’offerta ragionevole”. Era anche favorevole a una riduzione delle tasse, sostenendo in particolare la riduzione delle tasse sulla produzione (“Un’anomalia tipicamente francese che appesantisce le nostre imprese”ha affermato) e di abbassare gli oneri sociali sugli stipendi intermedi. Abbastanza per rassicurare il Capo dello Stato e Macronie.
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