Dopo 75 ore di dibattito iniziato il 21 ottobre, nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 novembre, l’Assemblea nazionale ha concluso la discussione sulla parte relativa alle entrate del disegno di legge finanziaria. Nel pomeriggio di martedì 12 novembre i deputati decideranno con un voto solenne su un testo ampiamente rivisto dalla sinistra.
“Grazie alle decine di miliardi di nuove entrate create, il deficit passa dai 142 miliardi, inizialmente previsti dal governo, a 85 miliardi e si attesta al 2,9% del Pil”ha accolto il deputato della LFI Éric Coquerel, presidente della commissione finanze.
Il Nuovo Fronte Popolare si vanta quindi di aver trovato 75 miliardi di nuove entrate, di cui 13,7 prelevandole dai “ultra-ricchi” (contributo sui redditi alti superiore a quello previsto dal governo, tassa del 2% sulla ricchezza dei miliardari , ecc.) e 58,7 miliardi alle multinazionali (tassa sui superprofitti, aumento dell'imposta minima globale dal 15% al 23%, contributo eccezionale delle società CAC 40, imposta più dura sui riacquisti di azioni rispetto al progetto del governo…).
“Una perdita netta di ricavi di 10 miliardi di euro”
Eliminando 17 miliardi di euro di tasse (taglio dell'Iva e delle tasse sull'elettricità, estensione del prestito a tasso zero, ecc.), la sinistra sostiene di aver aggiunto 58 miliardi di euro netti alle entrate dello Stato. “Un’overdose fiscale che non risparmierà nessuno”, Lo ha affermato il ministro dei Conti pubblici Laurent Saint-Martin al termine dei dibattiti, dopo essere però riuscito a far approvare l'aumento della tassazione del trasporto aereo.
Il relatore generale sul bilancio Charles de Courson (Liot), tuttavia, modera le dichiarazioni della sinistra. Secondo i suoi calcoli, le misure approvate porterebbero solo 30 miliardi di euro di entrate aggiuntive e 20 miliardi di euro di mancate entrate, ovvero un fatturato netto di 10 miliardi. Rileva inoltre che molte di esse sono contrarie al diritto europeo o alla giurisprudenza del Consiglio costituzionale: in definitiva, “la parte entrate modificata dalla nostra Camera rappresenterebbe una perdita netta di entrate di 10 miliardi di euro”ritiene quindi il deputato i cui calcoli rappresentano l'approccio più affidabile attualmente disponibile.
Il voto sulla prima parte del PLF 2025 è però incerto: il testo, già ampiamente rielaborato dagli emendamenti di sinistra, è stato respinto in commissione sabato 19 ottobre, con l'opposizione di tutti i partiti diversi da quelli della PFN. La discussione della parte spese da parte dell'Assemblea, prevista per martedì pomeriggio, è però condizionata al voto preventivo della parte entrate.
Il governo potrà fare affidamento sul Senato
Nella commissione Finanze i deputati hanno già aumentato la parte di spesa di 44,3 miliardi di euro in crediti aggiuntivi (15,5 miliardi per l'ecologia, 12 miliardi per la coesione territoriale, 7,3 miliardi per l'istruzione e la scuola). “Solo quattro emendamenti adottati riguardavano una riduzione degli stanziamenti per un totale di 505 milioni di euro”si rammarica Charles de Courson, constatando che, allo stato attuale delle discussioni in commissione, il deficit è peggiorato di 54 miliardi di euro.
Il governo, che vuole ridurre il deficit al 5% del Pil nel 2025 (dopo il 6,1% nel 2024), potrà però affidarsi al Senato per cercare di ridurre il disegno di legge, come quest'ultimo aveva già fatto per la Finanziaria 2024 proponendo 37 miliardi di euro di risparmi, allora non trattenuti dal governo. Ma l'Alta Assemblea, che mercoledì 13 novembre inizierà l'esame della prima parte della legge finanziaria e ha già cominciato a lavorare sugli stanziamenti, potrebbe avere più difficoltà a cercare di contenere la spesa degli enti locali.
Questi dibattiti mostrano quindi la difficoltà di realizzare risparmi di bilancio. “Tagliare una spesa è estremamente difficile perché rappresenta sempre degli euro che finiscono nelle tasche di qualcuno che quindi sarà scontento di vederli scomparire”ha sintetizzato il presidente dell'associazione Fipeco François Écalle, nel corso di un incontro tenutosi all'inizio di novembre alla Corte dei Conti.
“Poiché ci sarà sempre qualcuno infelice, è impossibile tenere una consultazione, – ha continuato lo specialista in finanza pubblica. Resta solo la politica dell'aereo: ridurre i crediti da parte dell'ente, ad esempio dello 0,5%, obbliga infatti amministrazione ed enti locali, che sanno come funzionano le cose, a trovare i corrispondenti guadagni produttivi. »