Hai detto “Francia”? – Rubrica di Pierre Serna – 3 novembre 2024

Hai detto “Francia”? – Rubrica di Pierre Serna – 3 novembre 2024
Hai detto “Francia”? – Rubrica di Pierre Serna – 3 novembre 2024
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Di Pierre Serna, storico, ricercatore presso l'Istituto di Storia della Rivoluzione Francese, IHMC

Il Rendez-vous de Blois, manifestazione che riunisce ogni anno attorno a un tema, in un fine settimana di ottobre divenuto rituale nel mondo scolastico e universitario, storici francesi e stranieri, ha scelto come tema l'anno 2025: “La Francia? » Le menti scontrose, nonostante il punto interrogativo, potranno criticare questa scelta, in un momento in cui i problemi che ci preoccupano ogni giorno fanno riferimento alla necessità di una visione globale del cambiamento climatico, delle crisi migratorie, dei disastri bellici, o dalle disfunzioni di un’economia capitalista sempre più dura per coloro che sono lasciati indietro da una prosperità che favorisce solo una piccola minoranza. Niente sarebbe infatti più mortale che barricarsi entro confini che ci confinano più che proteggerci, o azzardarsi nella ricerca di un’identità che possa rimandare ai momenti più bui della nostra storia, e alle deviazioni più gravi dalla nazionalismo reinventato dalla paura, dall’ignoranza della cultura dell’altro o dalla fantasia civilizzatrice di un paese che non sarebbe più quello di una volta. Il punto interrogativo ci obbliga invece a interrogarci su quale potrebbe essere una, o meglio storie, della Francia oggi. La domanda è salutare, perché il passato è diventato una battaglia culturale e ideologica. In un momento in cui la destra radicale reinventa un romanzo storico, in cui Puy du Fou offre una visione retrograda o parziale della storia, in cui la Vandea sarebbe il cuore della resistenza allo Stato e il luogo da cui avrebbe iniziato la rivolta idea di libertà, è bene riappropriarsi della storia di tutti. Mentre la storia è diventata uno spettacolo, un intrattenimento, sarebbe utile non lasciare alle forze di conservazione la narratività di una storia fantastica, dove i grandi uomini, o gli eroi populisti ben scelti, incarnano un unico e unico in Francia.

In un fumetto di grande successo 1Jean-David Morvan, Emmanuel Moynot al disegno e Benoît Lacou ci presentano una visione sorprendente di una possibile storia della Francia. L'interpretazione che ne danno de “L'esercito delle ombre”, tratto dal romanzo di Joseph Kessel, racconta una possibile storia della Francia, in simbiosi con la ricerca storica che, oggi, invece di guardare una storia dall'alto, guarda alle esperienze vissute piano terra. Una storia dell'invisibile, una storia dell'ignoto, che rende il giusto tributo a tutti i passeggeri della storia e li ricolloca al posto che spetta loro nella storia della Resistenza. Quest’ultimo viene regolarmente criticato perché avrebbe costruito il mito di una Francia totalmente opposta all’occupante. Qui invece vengono onorati “gli amici della fabbrica, delle periferie, dei castelli, dei gendarmi, dei ferrovieri, dei contrabbandieri, dei commercianti, delle fanciulle e dei più poveri”. La confraternita della clandestinità vale tutte le testimonianze di coraggio. Il disegno di Moynot rivela questi volti anonimi che possono pronunciare queste frasi: “Sono rimasto colpito da ciò che ha scritto Gabriel Péri prima di morire”, “Sono felice, ci stiamo preparando per un domani luminoso”. Riscopriamo con emozione e piacere i passaggi conosciuti del romanzo, immortalati dal film di Melville del 1969, e sapientemente messi in scena da Morvan. Ci piace rileggere le frasi di Saint-Luc, il capo della rete segreta: “Sappiamo che i nostri soldati cambiano nome cento volte e che non hanno né riparo né volto. Vanno di nascosto con scarpe informi, per sentieri senza sole e senza gloria. Sappiamo che il nostro esercito è affamato e puro. Che lei è un esercito di ombre. Il miracoloso esercito dell'amore e della sfortuna. » L'essenziale è lì, in questa possibile storia di una Francia che, come disse un aristocratico diventato patriota, “preferisco essere rossa piuttosto che arrossire”. Vorremmo inserire un punto esclamativo. Da meditare preparando il programma di Blois per l’ottobre 2025: “La Francia? »

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