Molto impegnata sul tema della sicurezza dei ciclisti, Marion Rousse ha parlato a lungo della morte di Paul Varry, investito da un automobilista a Parigi.
Ex corridore, consulente star di France Télévisions e direttrice del Tour de France femminile: Marion Rousse è uno dei simboli più belli del ciclismo in Francia. Tanto che France TV gli ha affidato la presentazione di un programma dedicato al ciclismo, un primo numero recentemente girato a Bordeaux e nel bacino di Arcachon.
Si tratterà in particolare della piccola regina nella quotidianità. Una quotidianità a volte difficile, come dimostra la recente tragedia avvenuta nella capitale con la morte di Paul Varry, un “ciclista” di 27 anni investito da un automobilista con il quale aveva avuto un alterco. Interrogata dalle colonne di Le Parisien su questa tragedia, l'ex campionessa francese ha lasciato trasparire la sua emozione.
“La portata di questa tragedia ovviamente mi ha sorpreso. Ma la difficoltà di convivenza tra automobilisti e ciclisti è una cosa che vivo quotidianamente da anni. Quello che è successo a Paul la settimana scorsa non è stato un incidente. Se l'autista non l'avesse visto, sì. Ma questo era intenzionale. L'ha investita consapevolmente. E' un omicidio. Niente di meno”ha detto.
E Marion Rousse chiede una migliore educazione per gli automobilisti e una buona cittadinanza per i ciclisti. «Già mi sembra fondamentale che in tutte le autoscuole si impari il rispetto per i ciclisti, che ci sia un corso specifico sul rispetto della bicicletta. Dobbiamo davvero educare i nuovi conducenti sul modo in cui i ciclisti pedalano”.ha spiegato, aggiungendo: “I ciclisti devono semplicemente rispettare il Codice della Strada. Ma non è sempre così. »
Julian Alaphiippe si allena con paura
Per sua stessa ammissione, Marion Rousse deve affrontare la paura non appena sale in bicicletta. “La paura di guidare ogni giorno è la base. Gli automobilisti che ti sfiorano mentre guido da solo e non disturbo nessuno, capita così tanto che non li conto più. A volte proviamo il piacere semplicemente di pascolare. Lo stesso per i colpi retrò alla spalla. Ne ho ricevuti tantissimi»ha assicurato. E questo timore sarebbe condiviso anche dal suo compagno, Julian Alaphilippe.
“Quasi ogni volta che esce, anche Julian ha degli alterchi. Viene sfiorato ed ha molta paura”, confidò a Le Parisien. Tanto da sperare che suo figlio Nino non segua le orme dei genitori diventando ciclista. “A me e a Julian viene spesso detto: “Tuo figlio diventerà sicuramente un ciclista quando sarà grande. » Ma in fondo non lo voglio. Avrei troppa paura per lui quando andasse ad allenarsi,” sussurrò.
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