Svizzera: lo stupro è uno stupro, qualunque sia la sua durata

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Lo stupro è stupro, non importa quanto dura

La High Court ritiene che la brevità dell’atto coercitivo non costituisca una circostanza attenuante. Così facendo, si chiarisce la giurisprudenza e si chiude una controversia.

Pubblicato oggi alle 18:43

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La Corte Federale (TF) rimette la chiesa al centro del villaggio: lo stupro è stupro, qualunque sia la sua durata. In una sentenza del 18 settembre 2024 resa pubblica martedìla Corte Suprema afferma che la durata più o meno lunga del reato sessuale non può in nessun caso costituire un “fattore attenuante”, “favorevole” per lo stupratore. Viceversa, questa nozione temporale può costituire un’aggravante di colpa. Quanto più a lungo si protrae l’atto illegale, tanto più esso può essere inteso come “probabile che corrisponda al dispiegamento di un’energia criminale ancora più consistente”.

Questa decisione dei giudici di Mon-Repos è decisiva. Lo specifica una sentenza del TF del settembre 2023 il che suggerisce che il periodo di tempo considerato più o meno breve per uno stupro commesso a Basilea nel 2020 – in questo caso sei-sette minuti – potrebbe influenzare – al ribasso questa volta – l’importo della pena. Questo punto di vista aveva suscitato polemiche nel paese. Consigliera nazionale Céline Amaudruz (UDC/GE) aveva reagito con forza in parlamento. “Che la durata possa essere utilizzata come criterio per giudicare la gravità di uno stupro è profondamente scioccante”, ha dichiarato nelle nostre colonne.

Sciocchezze

La TF rettifica la situazione. I giudici di Mon-Repos ritengono che la controversa formulazione del settembre 2023 fosse “isolata” e “inadeguata”. La questione della durata dell’atto, secondo loro, non era stata oggetto di alcuno sviluppo. Questa qualificazione dello stupro a breve termine è “una sciocchezza”, poiché l’atto sessuale esiste “fin dai primi istanti”. Questo riassume il ragionamento della Suprema Corte la manifestazione pubblicata un anno fa su crimen.ch dalla direttrice della Facoltà di diritto dell’Università di Losanna, Camille Perrier Depeursinge, e dalla sua assistente Justine Arnal.

“Si tratta di un gradito chiarimento sulla durata dello stupro”, reagisce la consigliera nazionale Jessica Jaccoud (PS/VD). Secondo lei, questa decisione del TF è in linea con la Commissione Affari Giuridici del Consiglio Nazionale. Quest’ultimo ha accettato, nell’agosto 2024, che «la colpevolezza dell’autore sia valutata senza riguardo alla durata della costrizione subita, potendo però, quest’ultima, creare l’aggravante». La palla ora passa al Consiglio degli Stati. Ma ora che la Corte Suprema ha chiarito la situazione, la formulazione problematica della sentenza del 2023 non avrà “nessuna conseguenza sulla pratica”, conclude la vodese che è anche avvocato a Vevey.

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Domenico Botti è giornalista della rubrica vodese di 24 Heures, specializzato in inchieste sul campo, cronaca e cronaca giuridica.Maggiori informazioni @dominiquebotti

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