L’MCG ha mantenuto la sua minaccia. Poiché la Città di Ginevra non ha rimosso i suoi cartelli “esplicativi” relativi alla votazione del 24 novembre sul progetto del ponte pedonale adiacente al ponte del Monte Bianco, il partito ha adito le vie legali. Questo venerdì ha annunciato di aver presentato il giorno prima un ricorso urgente presso la Camera costituzionale della Corte di giustizia. Il partito politico ritiene che questi cartelli (collocati il 2 ottobre vicino al ponte e che dovrebbero informare i cittadini sulla posta in gioco nelle elezioni) siano simili alla “propaganda ingiusta” e presentino solo gli aspetti positivi dell’oggetto. Il MCG ne chiede il ritiro immediato, ritenendo che “ogni giorno che passa influenza gli elettori”.
Nel processo, il partito ha chiesto la ricusazione dei giudici dell’organismo da esso adito, in quanto essi sono “affiliati a partiti politici e in una situazione di dipendenza da essi, che sono molto naturalmente concorrenti del MCG”. Problema: a Ginevra tutti i giudici sono affiliati ad un partito, cioè un giudice impugnato perché membro non può che essere sostituito da un giudice… che sia anche membro.
Presidente del MCG e appassionato di magistrati apartitici, quindi introvabili in fondo al lago, François Baertschi ritiene che questo non sia un suo problema. “Sospettiamo una mancanza di obiettività. Chiediamo di rimuovere questo sospetto. Tocca alla magistratura prendere posizione. Se ciò non sarà possibile, ne prenderemo nota”.
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