L’ondata di caldo avrebbe reso la maratona “una corsa fino alla morte”? – Liberazione

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Con RetroNewsil sito stampa della BNF, uno sguardo ai Giochi di Parigi del 1924 così come li riportò la stampa dell’epoca.

Ma chi potrebbe dire un giorno che il clima bretone era marcio? È stato bello vivere in Bretagna per molto tempo, lì può anche fare caldo. La prova ? Fulmine da ovest (antenato di Francia occidentale) scrive nella sua edizione del 13 luglio 1924 che fa più caldo a Rennes (29 °C) che 1.200 chilometri più a sud, ad Antibes, e che le notti celtiche presentano le stesse temperature delle notti occitane. Conseguenza altamente simbolica: “A causa dell’ondata di caldo, la revisione del 14 luglio sarà annullata o anticipata [plus tôt dans la journée].” Il problema è preso sul serio fino ai vertici dello Stato, da quando al Senato, Edouard Herriot, presidente del Consiglio, lo ha sollevato, autorizzando i comandanti del corpo d’armata a eliminare i magazzini nelle province in caso di caldo eccessivo.

Quindi è il 13 luglio. Otto giorni prima erano ufficialmente iniziate le Olimpiadi di Parigi, dove anche la gente sudava. La stampa è preoccupata. “Basta che i Giochi Olimpici siano un forno senza farne un massacro”, tempesta il lavoro sulla sua prima pagina. La principale fonte di preoccupazione sono gli atleti impegnati nelle gare di lunga durata, prima fra tutte la maratona che dovrà corrersi la sera stessa per chiudere le gare di atletica. Il lavoroprogressista, sostenitore del cartello di sinistra nel 1924 poi del Fronte Popolare, non esita: “La maratona sarà una corsa mortale?” “Il caldo soffocante che stiamo vivendo richiama l’attenzione su questa competizione, la cui gravità sarà aggravata da una temperatura pericolosa”. Gli organizzatori hanno sicuramente posticipato la partenza dalle 16:00 alle 17:30 “Questa disposizione è sufficiente?” si chiede il quotidiano, che ricorda che il giorno prima la corsa campestre si era trasformata in una partita al massacro: “Ha messo in grave pericolo diversi corridori. Uno di questi ha dovuto essere trasportato, in pessime condizioni, all’ospedale di Beaujon. Su quaranta partenti tre quarti hanno rinunciato, asfissiati dal caldo”.

Questa corsa campestre di 10 chilometri ha portato gocce di sudore ma anche molto inchiostro. Quella di l’Excelsior, per esempio, che descrive scene di apocalisse. “Preferirei andare ai lavori forzati piuttosto che correre una croce olimpica con questo caldo” ha detto al giornale un corridore americano giunto al termine dello sforzo. “Molti concorrenti si sono arresi durante i primi chilometriracconta il quotidiano fondato nel 1910, che rivoluzionò la stampa francese con la diffusa attenzione riservata alla fotografia. Largo, il grande corridore svedese, colpito da un’insolazione, è stato ricoverato in ospedale. Idem per il francese Lausseig. Per quanto riguarda il suo connazionale Marchal, “completamente intontito è caduto come morto a 25 metri dal palo”. Cattiva pubblicità per lo sport, ritiene il giornale, che sottolinea: “Lo sci di fondo è uno sport invernale e i membri della Federazione Internazionale che hanno lasciato andare questa gara hanno causato un danno considerevole a questo sport.” Uno sport invernale giocato a 32,9°C, cerca l’errore.

Questa croce sotto un sole cocente era a “vera prova” Ma “sembra aver fatto conoscere i limiti del coraggio umano”, ammirare l’eco di Algeri del 14 luglio. I corridori hanno “trovarono, nei sentieri infossati all’inizio del loro viaggio, nidi di calore che costituivano vere e proprie fornaci”: “C’era certamente, in questa croce, una lotta di muscoli degli atleti ma c’era soprattutto una lotta di volontà. Il compito imposto era così arduo da causare innumerevoli vittime”. Quanto a coloro che hanno tratto dal profondo della loro volontà e del loro coraggio la forza per arrivare fino alla fine dei 10 chilometri, il giornale li descrive curiosamente (punti esclamativi originali): “Che povera gente, che grandi atleti! queste persone esauste si avvicinano al posto! Che grandi bambini nel loro valore!”

Precedenti retrolimpici

E la maratona finalmente? Correva mentre “Parigi ballava all’ombra a 33 gradi” : “Il cielo era infuocato come quello dell’Hellas [les provinces centrales de la Grèce antique, ndlr]»descrive il Quotidiano del 14 luglio. Parigi-Soir di cui parla “Temperatura senegalese”. Ma nessun dramma come durante lo sci di fondo. “Nonostante il caldo [somme toute très supportable, avec 25,1°C], non si è verificato alcun incidente”, rapporti la Croce del 15 luglio che si rallegra che la partenza della gara sia stata posticipata alle 17:30. “La maratona non è stata affatto tragica, si congratula con se stesso il piccolo giornale il giorno dopo il calvario. Ovviamente il tempo era più fresco e meno afoso rispetto al giorno prima”. Quasi il momento ideale per far fuori un maratoneta. “Tutti coloro che il giorno prima avevano assistito alla drammatica conclusione della corsa campestre erano presi da una comprensibile ansia, Ricordare il giornale. Questa maratona si sarebbe trasformata in un disastro? […] Per fortuna il sole cocente del giorno prima era meno violento. […] La gara si è svolta non solo senza incidenti, ma anche nelle migliori condizioni che avremmo potuto sognare”.

Il campione olimpico della maratona del 1924 si chiama Albin Stenroos. Un finlandese come Paavo Nurmi, medaglia d’oro nei 1500, 5000 m, fondo, e Ville Ritola primo nei 3000 siepi e 10.000 m. Questi cercatori d’oro hanno vinto anche le gare di 3.000 metri e di sci di fondo a squadre. Erano soprannominati “i finlandesi volanti”. Uomini venuti dal freddo, più forti del caldo. Forse la magia dei Giochi Olimpici.

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