Interferenze straniere: la prima diagnosi del giudice Hogue | Inchiesta pubblica sulle interferenze straniere

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Dopo otto mesi di lavoro, 15 giorni di udienze pubbliche e la consultazione di centinaia di documenti più o meno segreti, il giudice Marie-Josée Hogue ha presentato oggi il suo primo rapporto.

Questa prima diagnosi della commissione deve tracciare un quadro dell’ingerenza straniera e determinarne l’impatto sulle elezioni federali del 2019 e del 2021. Le aspettative dovranno già essere gestite, ritiene Thomas Juneau, ricercatore presso la Strategic Analysis Network e professore all’Università di Ottawa. Ci sono molte persone che vorrebbero una risposta sì o no a diverse domande, osserva. Il governo sapeva sì o no?

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Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha testimoniato davanti alla commissione sulle interferenze straniere il 10 aprile 2024.

Foto: stampa canadese/Sean Kilpatrick

Ma poiché le informazioni rese pubbliche rappresentano appena la punta dell’iceberg di tutte le informazioni a cui il commissario ha avuto accesso, è difficile pensare che le aspettative verranno soddisfatte.

Sono argomenti così complicati che, nella vita reale, le risposte non sono sì o no. Quindi ci sarà una gestione delle aspettative.

Una citazione da Thomas Juneau, professore di scienze politiche, Università di Ottawa

Oltre a rispondere alle domande Chi sapeva cosa? E Quando?il giudice si concentrerà sulla natura delle informazioni condivise e su come circolano tra le agenzie di sicurezza e il governo.

A questo proposito l’osservazione è piuttosto chiara: La commissione Hogue ha individuato un problema relativo alla circolazione dell’informazione, alla diffusione dell’informazione, al consumo dell’informazione, spiega Thomas Juneau. Un problema già noto, poiché lo aveva denunciato la commissione Rouleau sull’uso della legge sulle misure di emergenza.

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Thomas Juneau è ricercatore presso lo Strategic Analysis Network e professore all’Università di Ottawa.

Foto: Radio-Canada

E sebbene, agli occhi del pubblico, le informazioni condivise durante le udienze della commissione sembrassero lasciare pochi dubbi sul fatto che il governo fosse stato informato di attività di interferenza straniera, la conclusione del giudice Hogue sarà forse molto diversa. Il commissario dovrà verificare se il momento in cui l’informazione è arrivata e se il modo in cui è stata comunicata ha consentito ai decisori di decifrarla adeguatamente.

Gli alti livelli politici e burocratici ricevono informazioni riservate che sono molto meno chiare di quanto appaiano diversi mesi dopo, quando vengono apprese dalla commissione. E non sanno come elaborare queste informazioniricorda Thomas Juneau.

5 cose che ci ha insegnato la Commissione Hogue

  • Nelle elezioni del 2019 e del 2021, il regime cinese ha rappresentato la più grande minaccia di ingerenza straniera.
  • Ci sono stati almeno due trasferimenti di fondi per circa 250.000 dollari da parte di funzionari cinesi in Canada, probabilmente per scopi legati a interferenze straniere.
  • Pechino è stata coinvolta nella corsa per la nomina del candidato liberale Han Dong nella corsa di Don Valley North nel 2019. Justin Trudeau ne è stato informato e ha deciso di non intervenire.
  • Justin Trudeau non legge tutti i documenti che gli vengono presentati dalle agenzie di sicurezza. Preferisce essere informato oralmente.
  • Oltre a Cina, Russia e India, anche il Pakistan avrebbe cercato di influenzare le elezioni canadesi.

Condannato a deludere la gente

Nessuno ha affermato davanti alla commissione che l’ingerenza straniera abbia determinato l’esito delle ultime due elezioni. Nemmeno l’ex leader conservatrice Erin O’Toole, che ritiene che l’influenza di Pechino gli abbia fatto perdere alcuni seggi, tra cui quello del suo candidato Kenny Chiu nel collegio di Steveston-Richmond East, alla periferia di Vancouver.

>>Erin O'Toole esce da una stanza.>>

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L’ex leader del Partito conservatore canadese, Erin O’Toole, lascia l’aula delle udienze della commissione sulle interferenze straniere, a Ottawa, il 3 aprile 2024.

Foto: stampa canadese/Sean Kilpatrick

Ma nessuno, a parte gli avvocati del governo, ha sostenuto con il commissario che il processo messo in atto per proteggere le elezioni dall’influenza di regimi come Cina, India o Russia fosse adeguato.

Anche a questo riguardo il Commissario Hogue sembra destinato a deludere. Di fronte alla possibilità che le elezioni possano essere indette in qualsiasi momento, l’avvocato della deputata dell’NDP Jenny Kwan implora il commissario di raccomandare al governo di rivedere rapidamente il suo modo di agire.

La deputata di Vancouver East è nel mirino di Pechino ed è preoccupata per l’imminente campagna elettorale. Nella sua intercessione davanti al commissario, il suo avvocato, Sujit Choudhry, chiede quindi al giudice di formulare raccomandazioni affinché qualsiasi informazione di ingerenza possa essere valutata in tempo reale e comunicata rapidamente durante il periodo elettorale.

E vuole che queste raccomandazioni siano attuate dal governo entro il 1° settembre o in tempo per le prossime elezioni generali, se ciò avverrà prima.

Al contrario, il deputato conservatore Michael Chong, la cui famiglia è stata oggetto di minacce da parte del regime cinese, ritiene che bisognerebbe prendersi il tempo necessario. Il suo avvocato ritiene che il giudice Hogue sia lungi dall’essere in grado di formulare raccomandazioni. Gib Van Ert sostiene, nelle sue osservazioni presentate al commissario, che questi non dispone ancora di tutte le informazioni necessarie per determinare al di là di ogni dubbio l’integrità delle ultime due elezioni.

Secondo lui, prima di concludere qualsiasi cosa, avrà bisogno di ascoltare più testimonianze dei membri della diaspora. Ad esempio, ritiene che sia impossibile in questo momento determinare che ciò che è accaduto durante la cavalcata del conservatore Kenny Chiu nella Columbia Britannica nel 2021 non sarebbe potuto accadere altrove. Gli elettori hanno preferito non votare per paura di ritrovarsi sulla lista nera di Pechino.

>>Kenny Chiu seduto.>>

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L’ex deputato conservatore Kenny Chiu aspetta il suo turno prima di testimoniare davanti alla commissione Hogue a Ottawa, il 3 aprile 2024.

Foto: stampa canadese/Sean Kilpatrick

Anche se questo primo rapporto vuole essere una diagnosi e non un rimedio alle ingerenze straniere, il governo potrebbe decidere di portare avanti alcune misure con le quali si destreggia da tempo. Tra queste opzioni c’è quella di istituire un registro degli agenti stranieri, come richiesto da diversi gruppi della diaspora.

Il governo potrebbe anche introdurre nel codice penale un nuovo reato di ingerenza straniera. Attualmente esistono solo reati che prendono di mira le varie forme che l’interferenza straniera può assumere, tra cui sabotaggio, intimidazione, pirateria informatica e corruzione.

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