Il governo di Michel Barnier sfugge ad una prima mozione di censura

Il governo di Michel Barnier sfugge ad una prima mozione di censura
Il governo di Michel Barnier sfugge ad una prima mozione di censura
-

Lo stesso Olivier Faure non si è fatto illusioni nel difendere la prima mozione di censura di questa legislatura contro Michel Barnier. “Quindi ora sei tu al comando del Paese. Alla fine di questa sessione rimarrete tali poiché l’estrema destra ha deciso di assumere con voi la continuità del macronismo. »

Appena una settimana dopo la dichiarazione di politica generale, e ancor prima della presentazione del bilancio 2025, i deputati non hanno adottato la prima mozione di censura presentata dai gruppi che compongono il Nuovo Fronte Popolare. Hanno votato a favore soltanto 197 deputati, quando ne servivano 289. Non c’era suspense perché tutto dipendeva dalla buona volontà dei deputati del Raduno Nazionale. E questi ultimi, attraverso la loro leader Marine Le Pen, avevano fatto sapere in anticipo che non avrebbero votato a favore. Almeno non ancora.

La sinistra ha voluto celebrare l’occasione. Come ha fatto decine di volte durante la precedente legislatura. Con questo messaggio: il governo Barnier viene da una “deviazione democratica”, “da un partito rifiutato tre volte in un mese” e posto di fatto “sotto il controllo del Raggruppamento Nazionale”. È la sinistra, insistono uno per uno i suoi rappresentanti, che avrebbe dovuto avere la possibilità di governare il Paese.

L’ironia del premier

I francesi hanno imparato nelle ultime settimane a scoprire il senso dell’ironia del primo ministro. Michel Barnier lo ha utilizzato nuovamente per rispondere ai suoi detrattori. “Sono molto felice di rivederti. Mi trovo bene tra voi”, attacca. Naturalmente “il governo è una minoranza”, ammette. Ma in questa Assemblea “ci sono semplicemente maggioranze relative. E tra queste maggioranze relative, quella che accompagna il governo è oggi la meno relativa», prosegue.

La maggioranza relativa di questa Assemblea può quindi proseguire il suo cammino. Febbrilmente, e in un clima non dei più tranquilli. Nel discorso di Michel Barnier i deputati del gruppo Ensemble Pour la République (EPR) si contano, nella migliore delle ipotesi, sulle dita di una mano. Tra le truppe di Gabriel Attal e del suo successore il tempo è tempestoso e i primi si attengono al servizio minimo.

Marine Le Pen è stata discreta questo martedì pomeriggio. Ha ascoltato il Primo Ministro, prima di tornare sui banchi per applaudire il deputato della RN Guillaume Bigot che ha spiegato la posizione del suo popolo. “Il nostro gruppo non vede l’ora di votare a favore della censura”, assicura quest’ultimo. Domani non avrà remore a votarlo. Ma oggi non lo voteremo”, ha difeso quest’ultimo.

Prima di aggiungere, un po’ provocatoriamente: «Non censuriamo, perché basta un solo tweet di Marine Le Pen per cambiare la posizione del primo ministro. » Un ex ministro macronista anticipa: “Ci sarà necessariamente un giorno in cui Marine Le Pen dovrà riprendere il controllo. L’unica domanda è quando. » Quel giorno il governo di Michel Barnier si troverà davvero al centro dell’attenzione.

-

PREV questo panettiere vince un premio nella prima edizione di un concorso in omaggio a Raymond Devos
NEXT La Chicorée, le piccole novità dal Nord da martedì 1 ottobre